Nerd Anonimi

Lezioni di lingua giapponese, by sakuramagazine

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view post Posted on 27/11/2011, 08:44
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Nerd Anonimo

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Dato che mi sono imbattuta in un sito che ha pubblicato diverse "prime lezioni di lingua giapponese" piuttosto carine, anche unite agli anime e ai manga, e che da la possibilità di distribuirne liberamente il contenuto, ho deciso di aprire questo topic. Il sito in questione è http://sakuramagazine.com
Indi per cui, dato che non sono stata io a scrivere le lezioni e non so una cibba di giapponese (sto cominciando a studicchiare proprio da sakuramagazine) per dubbi, info e quant'altro fare un salto sul sito e scrivere direttamente alla redazione :3

Frasario - al ristorante
Vi propongo una serie di frasi utili in giapponese per chi si trova al ristorante:

三 時にテーブルの予約をお願いします.
san ji ni teeburu no yoyaku o onegai shimasu
Mi può riservare un tavolo per le tre?

くわさべさんの名でテーブルを予約しました.
Kuwasabe san no na de teeburu o yoyaku shimashita.
Ho riservato un tavolo a nome del Signor Kuwasabe

メニューをお願いします.
Meniyuu o onegai shimasu
Mi dia il menù per favore

何がお勧め料理ですか
Nani ga osusume ryouri desuka
Quale piatto mi consigliate? (Inteso come: qual’è la vostra specialità?)

すみません, オイル/塩/胡椒/お酢をお願いします
Sumimasen, oiru/shio/koshou/osuu o onegai shimasu

Mi scusi, potrei avere per favore dell’olio/sale/pepe/aceto?

お腹がすいています
Onaka ga suite imasu
Avere fame

食卓に着く
Shokutaku ni tsuku
Sedersi a tavola

…注文する
… Chuumon suru
Ordinare…

勘定を払う
Kanjou o harau
Pagare il conto

E ora impariamo un pò di parole utili…


VARIETA’ DI COTTURA DEI CIBI

薫製の – Kunsei no – Affumicato
レア – Rea - Al sangue
ロースト – Roosuto – Arrosto
蒸した – Mushita – A vapore
茹でた/煮た – Yudeta/Nita - Bollito/Lesso
網焼きの – Amiyaki no - Cotto ai ferri
グリル – Guriru - Cotto alla griglia
オーブン焼き- Oobunyaki - Cotto al forno
生の – Nama no - Crudo
冷たい – Tsumetai - Freddo
フライの – Furai no – Fritto
パン粉をまぶした – Pan kona o mabushita - Impanato
マリネ - Marine - Marinato
こんがりと焼くこと – Kongari to yaku koto – Rosolato

PIATTI TRADIZIONALI GIAPPONESI

すき焼き – Sukiyaki - Carne di manzo in salsa di soia
しゃぶしゃぶ – Shabushabu – Carne di manzo in brodo
コロッケ – Korokke - Crocchette di patate e carne
豆腐 – Tofu – Formaggio di soia
天ぷら – Tenpura – Frittura di pesce e verdure
豚カツ - Tonkatsu - Maiale fritto
焼き肉 – Yakiniku - Manzo alla griglia
鉄板焼き – Teppanyaki - Misto di carne, pesce e verdure alla griglia
そば – Soba - Pasta di grano saraceno
ラーメン - Raamen - Pasta cinese in brodo
焼きそば – Yakisoba - Pasta cinese alla piastra
焼き魚 – Yakizakana – Pesce alla griglia
寿司 – Sushi - Pesce crudo con riso
うどん – Udon - Spaghetti di farina di frumento
焼き鳥 – Yakitori - Spiedini di pollo

DOLCI

和菓子 – Wagashi - Dolce giapponese tradizionale
お菓子 – Okashi - Dolce
デザート – Dezaato - Dessert
アイスクリーム – Aisukuriimu - Gelato (da Ice Cream)
ケーキ – Keeki - Torta (da Cake)

BEVANDE

…の一本… – … no ippon - una bottiglia di…
…の一杯… – … no ippai - un bicchiere di…
水 – Mizu - Acqua
オレンジジュース – Orenji Juusu – Aranciata (da Orange Juice)
ビール – Biiru - Birra
コーヒー – Koohii - Caffè
カプチーノ – Kapuchiino - Cappuccino
ココア – Kokoa – Cioccolata
コーラ – Koora - Coca Cola
エスプレッソ – Esupuresso – Espresso
かき氷 – Kakigoori - Frappè
ミルク – Miruku – Latte (da Milk)
レモネード – Remoneedo - Limonata
酒 – Sake
…のシロップ – … no shiroppu - Sciroppo di…
レモン生ジュース – Remonsei Juusu – Spremuta (o succo) di limone
オレンジ生ジュース – Orenjisei Juusu – Spremuta (o succo) d’arancia)
お茶 – Ocha – Tè verde
白ワイン – Shiro Wain - Vino Bianco
赤ワイン – Aka Wain – Vino Rosso
ウィスキー – Uisukii - Whisky

A TAVOLA

酢 – Su - Aceto
箸 – Hashi – Bastoncini
コップ – Koppu - Bicchiere
瓶 – Bin - Bottiglia
ナイフ – Naifu – Coltello (da Knife)
ティースプーン – Ti Supuun – Cucchiaino
スプーン - Suupun – Cucchiaio
フォーク – Fouku - Forchetta
油 – Abura - Olio
パン – Pan - Pane
胡椒 – Koshou - Pepe
お皿 – Osara - Piatto
塩 – Shio - Sale
醤油 – Shouyu - Salsa di soia
ティーカップ – Ti Kappu - Tazza
ティーポット – Ti Potto - Teiera
ナプキン – Napukin - Tovagliolo
ショウガ – Shouga - Zenzero
砂糖入れ - Satou Ire – Zuccheriera
シュガー – Shugaa – Zucchero (da Sugar)

いただきます = Ittadakimasu! - Buon Appetito (è un modo per dire “grazie per il cibo che sto per mangiare“)
ごちそうさまでした = Gochisoosama Deshita - Grazie per l’ottimo cibo (si dice dopo aver mangiato per ringraziare del buon cibo mangiato)

LOCALI

バール – Baaru - Bar
喫茶店 – Kissaten - Caffetteria
レストラン – Resutoran - Ristorante
料亭 – Ryoutei - Ristorante tradizionale giapponese
居酒屋 – Izakaya – Taverna tradizionale giapponese


Frasario - all'aeroporto
Vi propongo una serie di frasi utili in giapponese per chi viaggia in aereo:

ローマ行きの往復切符をください
Romayuki no ofukuku kippu o kudasai
Un biglietto di andata e ritorno per Roma per favore.

… 便は何時に出ますか
… bin wa nanji demasuka?

A che ora parte il volo… ?

飛行機は三時間の遅れです
Hikoki wa san jikan no okure desu
L’aereo ha 3 ore di ritardo.

席を予約したほうがいいですか
Seki wa yoyaku shita hou ga ii desuka
Devo prenotare il posto in aereo?

チェックインはどこですか
Chekku-in wa doko desu ka
Dov’è il Check-in?

わたしにはスーツケースと手荷物があります。
Suutsukeesu to tenimotsu ga arimasu
Ho una valigia e un bagaglio a mano

飛行時間はどのくらいですか
Hikou jikan wa dono kurai desuka
Quante sono le ore di volo?

搭乗ゲートはどこですか
Toujou geeto wa doko desu ka
Da quale gate parte?

待合室はどこですか
Machiaishitsu wa doko desu ka
Dov’è la sala di attesa?

私の旅行かばんがまだ着きません
Watashi no ryokou kaban ga mada tsukimasen
I miei bagagli non sono arrivati

電話はどこですか
Denwa wa doko desu ka
Dove sono i telefoni?

行きのバスはありますか
… yuki no basu wa arimasuka
C’è un servizio di autobus per andare…?

飛行場へはどう行きますか
Hikoujou he wa dou ikimasuka
Come si raggiunge l’aeroporto?

どうして飛行機は出ませんか
Doushite hikouki wa demasenka
Perchè l’aereo non parte?

悪天候の為フライトがキャンセルになりました
Akutenkou no tame furaito ga kyanseru ni narimashita
Il volo è stato cancellato a causa del maltempo

窓側ですか通路側ですか
Madogawa desuka, tsuurogawa desu ka
Finestrino o corridoio?

これは私の席です
Kore wa watashi no seki desu
Questo è il mio posto

私の席と変えて下さいませんか
Watashi no seki to kaete kudasaimasenka
Le dispiacerebbe scambiare il suo posto con il mio?

お水を一杯下さい
O-mizu o ippai kudasai
Un bicchiere d’acqua per favore

E ora impariamo un pò di parole utili…

飛行機 – Hikouki – Aeroplano/Aereo
空港/飛行場 – Huukou/Hokoujo – Aeroporto
到着 – Touchaku – Arrivi
シャトル – Shatoru - Navetta Autobus
荷物 – Nimotsu - Bagagli
切符 – Kippu - Biglietto
往復切符 – Oufuku Kippu – Biglietto di andata e ritorno
片道切符 – Katamichi Kippu - Biglietto di sola andata
身分証明書 – Mibun Shoumeisho - Carta D’identità
チェックイン – Chekku-in – Check-in
税関 – Zeikan – Dogana
搭乗 – Toujo – Imbarco
申告する物はありません – Shonkoku mono wa arimasen – Niente da dichiarare
出発 – Shuppatsu - Partenze
(ベルトを) 締める – ( beruto o) shimeru – Allacciare le cinture
着陸 – Chakuriku - Atterraggio
車輪 – Sharin - Carrello
クラス – Kurasu – Classe
ビジネスクラス – Bijinesu kurasu – Business class
エコノミークラス – Ekonomii kurasu - Economy Class
尾翼 – Biyoku - Coda
乗り継ぎ – Noritsugi - Coincidenza
コントロール – Kontorooru - Controllo
離陸 – Ririku - Decollo
スチュワーデス – Suchuwaadesu - Hostess
パイロット – Pairotto - Pilota
寄港地 – Kikouchi - Scalo
国内線 – Kokunaisen – Nazionale
国際線 – Kokusaisen – Internazionale
チャーター - Charter
パスポート – Pasupooto – Passaporto
遅れ – Okure - Ritardo
荷物返却場 – Nimotsu Henkyakuba - Ritiro Bagagli
ターミナル – Taaminaru – Terminal
便/フライト – Bin/Furaito - Volo (Flight)


Giapponese (lezione 1): caratteristiche e origini della lingua
Il giapponese insieme alle lingue Ryukyuane forma la famiglia delle lingue nipponiche.

Le lingue nipponiche sono:

1) le lingue giapponesi (日本語) – Hachijo (dialetto tipico dell’isola di Hachijojima, isole Daito e Aogashima) – il giapponese delle isole principali: giapponese orientale che comprende gran parte dei dialetti orientali di Nagoya, giapponese occidentale che comprende i dialetti occidentali di Nagoya, giapponese dell’isola di Kyushu e il giapponese di Satsugu che sarebbe un dialetto della parte meridionale di Kyushu.

2) le lingue Ryukyuane che comprendono i dialetti di Amami, (settentrionale e meridionale), le lingue di Okinawa, di Miyako, Yaeyama e Yonaguni.

Dal punto di vista filogenico le lingue nipponiche si considerano lingue isolate in quanto è difficile stabilire un’origine precisa.
Le ipotesi sono tra le più varie: chi ipotezza una parentela con il coreano, chi afferma un legame con la lingua Ainu, parlata anticamente da popolazioni che vivevano nell’isola di Hokkaido e che sono presenti tutt’ora in tale luogo. E’ possibile anche che le origini di tale lingua siano da attribuirsi alle lingue austronesiane o del gruppo uralo-altaico.

Per adesso però niente di certo.

Caratteristiche della lingua

Forse è possibile ammettere una somiglianza con il coreano o anche il cinese, e per molti può anche apparire del tutto uguale, tuttavia sul piano lessicale e morfologico il giapponese differisce di gran lunga sia dal coreano che dal cinese.

Il giapponese è una lingua polisillabica e agglutinante.

Agglutinante significa dal latino “incollare insieme, unire” e, infatti, questa lingua nel formare le proprie parole unisce due o più fonemi insieme. Nelle lingue agglutinanti, le parole inizialmente sono costituite dalla sola radice alla quale, per formare altre categorie grammaticali quali il genere, il numero, il caso o il tempo verbale, vengono aggiunti dei suffissi e prefissi.

Esempio:

Kanashi = triste

Kanashi-mi = tristezza

Kanashi-mi-ni = con tristezza

Kanashi-mu = essere triste

E’ facile capire che la radice della parola è una soltanto e a seconda del suffisso o prefisso che aggiungiamo cambia il significato grammaticale della parola (con mi diventa un sostantivo, con mi ni diventa un complemento, con mu un verbo).

Inoltre è una lingua agglutinante del tipo SOV cioè nell’esprimere una frase, le parole seguono l’ordine Soggetto-Oggetto-Verbo, quindi una proposizione come “io apro gli occhi” in giapponese sarà:

Watashi wa me wo akemasu

(Trad. Lett = Io gli occhi aprire, o meglio Io gli occhi apro)

Watashi=私, in rosso, indica in questo caso il soggetto della frase, cioè io.

(Wa=は è una particella che segue e indica sempre l’argomento della frase, che il più delle volte può coincidere con il soggetto della frase)

Me=眼, in blu, indica l’oggetto della frase. (Wo=を è la particella che segue e indica sempre l’oggetto)

Akemasu=開, in verde, è la forma verbale della frase espressa qui in forma cortese e che si trova sempre alla fine della proposizione. Da notare che per struttura della frase il giapponese somiglia moltissimo al latino e al greco che usano la stessa sintassi SOV.

Altre particolarità

Da precisare infine che il giapponese gode della mancanza dell’articolo, del genere (maschile o femminile) e del numero (singolare o plurale).
Solo in rari casi viene espresso il numero con i suffissi -tachi, -kata o raddoppiando il sostantivo (esempio: nichi = giorno diventa nichinichi = giorni), ma potete stare tranquilli perchè generalmente, apparte queste rare eccezioni, sia il genere che il numero non esistono.

I rapporti grammaticali sono espressi da particelle chiamate “posposizioni” che aggiunte alla radice danno i vari complementi (complemento oggetto, di termine, di compagnia, di luogo ecc..).

Il sistema di scrittura invece si basa su due alfabeti sillabici, hiragana e katakana, e sui kanji, caratteri di origine cinese. I primi due alfabeti sono composti da 48 sillabe, comprese le vocali e la consonante N che sarebbero i suoni puri (seion). Oltre a questi esistono anche i dakuon, i suoni impuri ottenuti dall’aggiunta di un nigori, un simbolo che interviene per sonorizzare il suono puro; infine ci sono i suoni hankaduon, i suoni semipuri ottenuti invece con l’aggiunta di un altro simbolino (maru) e 33 suoni yoon o contratti derivati dalla combinazione delle precedenti sillabe.

Caratteristiche della lingua sono inoltre: il gran numero di voci onomatopeiche utilizzate non solo dai bambini ma anche dagli adulti, grande ricchezza di parole simili tra di loro ma significato diverso, coniugazione negativa e positiva dei verbi e degli aggettivi, divisione dei livelli di cortesia, utilizzo di un gran numero di prefissi di genere onorifico, indicatore di tema o argomento della frase e oggetto e brevità nelle frasi più comuni.

Vi consiglio inoltre tre libri utilissimi e davvero ben fatti per chi vuole imparare:

Japanese in Mangaland di Mark Barnabè

Japanese in Mangaland 2 di Mark Barnabè

Japanese in Mangaland 3 di Mark Barnabè


Giapponese (lezione 2): I Kanji
La parola kanji letteralmente significa “caratteri degli Han“, in riferimento alla dinastia cinese che regnò in Cina dal 206 a.C sino al 220 d.C.

Il regno della dinastia Han fu per la Cina un periodo di grande splendore, tanto che divenne addirittura un importante simbolo di cultura a cui il Giappone stesso si ispirò. Intorno al V secolo il Giappone adottò la scrittura cinese, la modificò nei secoli e la adattò alla propria grammatica e alla propria fonetica.

Quello che accadde possiamo definirlo una specie di prestito linguistico che però non ha annullato nel tempo la grande differenza grammaticale che ancora oggi esiste tra le due lingue.

Attualmente il giapponese e il cinese conservano qualche somiglianza tuttavia le due lingue sono parecchio diverse.

I Kanji sono oggi usati in giapponese per rappresentare la parte invariabile della frase: radice dei verbi, degli aggettivi e buona parte dei nomi propri giapponesi.

Alcuni caratteri deriverebbero addirittura dall’esemplificazione grafica di un concetto e vengono chiamati ideogrammi; altri invece sono stati adottati per il loro valore fonetico più che semantico.


I Kanji possono essere classificati all’interno di 214 radicali.

Un radicale può coincidere con un carattere oppure trovarsi al suo interno, ciò significa che può essere ricercato in un unico tratto di un kanji e trovarsi a destra di questo, a sinistra, in alto oppure in basso.

Possiamo quindi dividere i radicali in:

- radicali che coincidono interamente con un carattere che può essere usato anche individualmente

- radicali formati dalla stilizzazione di un carattere: in pratica si prende la forma stilizzata di un carattere e si inserisce all’interno di un ideogramma che a che fare con quel carattere (ad esempio si prende il radicale di “acqua” e si inserisce all’interno di un carattere che ha a che fare con l’acqua come “piangere” o “scorrere”)

- radicali che hanno più di una forma stilizzata

- radicali che contengono un carattere al loro interno.

Non temete! Di questo ne parleremo e approfondiremo in seguito; per ora ciò che è importante che voi sappiate è che un radicale è la parte che da al Kanji il suo valore semantico: esso è importante perchè ci da una prima indicazione della sfera semantica di un termine.

Ad esempio: se troviamo all’interno di un kanji il radicale “kokoro” 心 (che vuol dire cuore, sentimento) capiamo subito che il significato di quel kanji avrà a che fare con qualcosa legato ai concetti di sentimenti ed emozioni.

Se invece all’interno di un kanji troviamo il radicale “hi” 火 (che vuol dire fuoco) capiamo subito che il significato di quel kanji avrà a che fare con qualcosa legato al fuoco, magari significherà incendio, bruciare o perchè no anche cucinare!

Tipi di Kanji

I tipi di Kanji, tra quelli usati, sono due: Joyo Kanji e Jinmeiyo Kanji.

I Joyo Kanji sono 1945 e sono quelli di uso più comune.

I Jinmeiyo Kanji invece sono in realtà una lista di Kanji usati per scrivere i nomi propri. Se ne contano 293 ma il loro numero è in continuo aumento.

I Kanji possono inoltre essere classificati secondo un grado di apprendimento.

Poichè sono tantissimi e difficile è impararli il Ministero dell’Educazione li ha così divisi nel Gakunenbetsu kanji haitōhyō (学年別漢字配当表) che significa “lista dei Kanji divisi per anno“: si tratta di una lista di 1006 Kanji che un giapponese impara nel corso dei primi sei anni di scuola primaria e vengono chiamati Kyoiku Kanji (教育漢字 = “kanji di formazione“) o Gakushu Kanji (学習漢字 =”Kanji di studio”)

Al primo anno si insegnano 80 Kanji, al secondo 160, al terzo 200, al quarto altri 200, al quinto 185 e infine al sesto anno gli ultimi 181 Kanji.

Dopo questi primi sei gradi di Kanji, un grado per ogni anno, alle scuole medie vengono aggiunti i Kanji di grado 8 che sarebbero in totale 939 per completare così i Joyo Kanji e quelli di grado 9 che sarebbero quelli per i nomi propri e come già detto sono 293.

Pronuncia dei Kanji

Esistono due tipi di lettura di un Kanji giapponese: lettura on o on’yomi (音読み=”lettura del suono“) e lettura Kun o Kun’yomi (訓読み= “lettura semantica“).

La lettura On deriva dalla lettura cinese del Kanji e per ogni carattere ce ne può essere più di uno. La lettura On è usata quando il carattere è in combinazione con altri per formare un lemma.

La lettura Kun rappresenta la lettura giapponese e può essere più di una per un kanji; viene utilizzata quando un carattere è usato come unità di senso singola.

La lettura On è la pronuncia Kanji, a livello fonetico, derivata dal Cinese e coesiste già con la lettura Kun, l’attuale pronuncia giapponese.

La lettura Kun viene usata quando si legge un Kanji generalmente isolato mentre la lettura On si usa quando è affiancato da altri ideogrammi.


Giapponese (lezione 3): Hiragana
L’hiragana, insieme al katakana, è il sistema sillabico utilizzato per la scrittura della lingua giapponese.

“Hiragana” significa “carattere prestato di uso comune” e viene usato per tutte quelle parole di cui non esiste il kanji come le particelle, i suffissi, prefissi, inflessioni dei verbi (questo uso riguardo i verbi si chiama Okurigana) o in generale la parte variabile della parola.

Può inoltre essere usato per tutte quelle parole di cui non è conosciuto, da parte di chi scrive, il kanji.
Un altro uso dell’hiragana è il furigana: le parole scritte in hiragana vengono posizionate in piccolo in prossimità dei kanji o sopra in orizzontale o a destra in verticale per indicarne l’esatta pronuncia se non si conosce.
E’ facilmente distinguibile dal katakana per la sua forma più corsiva, arrotondata e “morbida”.

Sistema Hiragana

Ogni carattere hiragana, come ogni katakana del resto, non rappresenta esattamente una vocale o una consonante come nelle lingue occidentali ma un’intera sillaba.

Le sillabe pure (seion) sono semplici coppie formate da una consonante e una vocale.
Facendo seguire a queste un segno simile a delle virgolette quale è il “dakuten” (chiamato anche “nigori“) si rende impura (dakuon) la sillaba: ad esempio か ka diventa が ga o し shi diventa じ ji.

Se invece si fa seguire alla sillaba un cerchietto quale è l’ “handakuten” (chiamato anche “maru“) si ottengono le sillabe semipure (handakuon): ad esempio la へ he diventa ぺ pe.

La combinazione di queste sillabe con le sillabe ya, yu, yo (ゃ, ゅ, ょ) formano le sillabe contratte quali sono ad esempio にゃ nya, りゅ ryu, じょ jo.

In totale il sillabario hiragana, come il sillabario katakana, conta un numero di 48 sillabe pure, 20 impure, 5 semipure e 33 sillabe contratte.

hiragana-1


Giapponese (lezione 4): Katakana
Come sappiamo già il giapponese si compone di tre forme di scrittura: Kanji, Hiragana e Katakana. Katakana significa “carattere prestato di frammento“, probabilmente perchè è un carattere che nasce da un piccolo frammento di un’ideogramma cinese d’origine. Al contrario dell’hiragana, le cui forme sono morbide e più sinuose, il katakana è conosciuto per le sue forme più rigide e spigolose. Viene impiegato soprattutto nella trascrizione di parole ormai di uso comune prese in prestito da altre lingue (maggior parte inglese) e usate oggi anche in giapponese. Vi faccio qualche esempio:

- Dall’inglese:

“computer” che diventa “Konpyuta”
“kiss” diventa “kisu”
“Merry Christmas” diventa
“Merii Kurisumasu” etc…

- Dall’italiano abbiamo:
“biondo” che diventa “burondo” etc..

- Dal tedesco:
“arbeit” che diventa “arubaito” (usato per indicare il lavoro part-time).

Questo tipo di parole straniere vengono scritte tutte in Katakana.
Il katakana può essere usato anche per indicare nomi propri stranieri non traducibili come ad esempio “William Shakespeare” che in giapponese diventa “Wiriamu Sheikusupia”.

Un terzo uso del Katakana è la rappresentazione, specie nei manga, delle parole onomatopeiche come ad esempio “wanwan” che indica il “bau bau” del cane, o ancora, “Pika Pika” che indica qualcosa che luccica o che brilla.

Un quarto ed ultimo uso è quello enfatico utilizzato per le indicazioni e segnali stradali, pubblicità o in ambito scientifico per indicare nomi stranieri specifici di piante, animali o minerali.


Sistema Katakana

Come nell’Hiragana anche nel Katakana, ogni carattere non corrisponde esattamente ad una singola vocale o consonante ma ad intere sillabe suddivise in: sillabe pure, impure, semipure e contratte.
Le sillabe pure (seion) sono formate dalle sillabe composte da una sola vocale, sillabe formate da vocale e consonante e dalla n sillabica.
Facendo seguire a queste sillabe pure il segno diakuten (chiamato anche nigori) la sillaba diventa impura (dakuon): ad esempio カ ka diventa ガ ga, シ shi diventa ジ ji, ヘ he diventa ベ be.

Facendo seguire invece alle sillabe che cominciano per h e fu il segno handakuten (chiamato anche maru) si ottengono le sillabe semipure (handakuon): ad esempio ヘ he diventa ペ pe.

La combinazione di queste sillabe con le sillabe ya, yu, yo (ャ, ュ, ョ) formano le sillabe contratte quali sono ad esempio ニャ nya, リュ ryu, ジョ jo. Al pari dell’hiragana, il sillabario del katakana presenta 48 sillabe pure, 20 sillabe impure, 5 sillabe semipure e 36 contratte per un totale di 107 sillabe.

A queste però c’è da aggiungere un altro gruppo di sillabe aggiunte in tempi recenti, formate in maniera simile alle tradizionali sillabe, che consentono di trascrivere le parole di uso straniero non presenti nel giapponese e di riprodurne il suono. Come è facile capire quindi la composizione del sistema katakana è identico all’hiragana, salvo l’uso che ne viene fatto e la forma dei caratteri che lo rende diverso dall’hiragana appunto.

Vi propongo qui di seguito uno schema con la raccolta di tutto il sistema Katakana:
katakana-parte-prima2


Giapponese (lezione 5): la pronuncia
Ciò che è importante conoscere quando ci si appresta a imparare una lingua è sicuramente la pronuncia delle parole.
Visto il suo complesso sistema di scrittura e i suoi ideogrammi, è facile credere che imparare la pronuncia di ogni simbolo giapponese sia veramente difficile.
In realtà la pronuncia del giapponese è abbastanza semplice, soprattutto per un italiano. Le vocali infatti sono pronunciate all’italiana o come lo spagnolo mentre le consonanti all’inglese.

Sapendo ciò i casi che possono essere incontrati e che è bene tenere presente sono:

- ch: la pronuncia ch è dolce, chi, cha, cho e chu si pronunciano come la parola italiana “cena” o “cesto”, quindi si leggono come se fossero ci, cia, cio e ciu.
- g: la pronuncia della g è dura come la g tedesca o come quella italiana della parola “gatto” o “gara”.
- h: è sempre aspirata.
- j: è letta come viene letta la g di “gioco” o ” gelato“.
- sh: la pronuncia di sh viene trattata come la nostra “scena” o “shampoo”.
- z: la pronuncia è dolce come nell’italiano “rosa” o più dura come “zona” se messa a inizio parola o dopo la “h“.
- r: al contrario di quanto possano pensare molti che credono che i giapponesi usino la L, in realtà la L nel giapponese non esiste e al suo posto viene usata la R.
Se un giapponese infatti dovesse pronunciare la parola italiana “Limone” direbbe “Rimone”!
- u: in su e tsu la pronuncia della “u” è quasi muta e assorbita.
In molte parole non viene neanche pronunciata.

Esempio:
desu = des
gozaimasu = gozaimas

Ma la u non viene pronunciata neanche se si trova all’interno di una parola.

Esempio:
Yoroshiku Onegai Shimasu = Yoroshku Onegai Shimas
Shitsurei Shimasu = Shitsrei Shimas

Un’eccezione infine è la m che al di fuori del composto sillabico non esiste. Quindi non troverete mai in giapponese una m dietro la b o la p.
Parole come Tempura o Shimbun in realtà dovrebbero essere scritte più correttamente Tenpura o Shinbun.
La ん n infatti oltre ad essere una consonante che sta in un composto sillabico è anche una consonante che, potendo stare anche da sola, può benissimo prendere il posto della m vicino alla b e alla p.

Vocali

Le vocali, come già detto prima, si pronunciano all’italiana, tuttavia c’è ancora qualcosa da aggiungere.

Le vocali in giapponese possono anche essere raddoppiate e la loro pronuncia di conseguenza si allunga.
Vediamo come:

- a, i, u si allungano in aa, ii, uu:
a –> okaasan
i —> oniisan, chiisai
u –> kuuki

- la e si allunga in ei, soprattutto se si trova a fine parola e si pronuncia come se fosse ee:
e –> sensei ( pronunciato sensee), gakusei (pronunciato gaksee ricordando che la u non si legge nemmeno)

- la o si allunga in ou o in oo:
o –> ohayoo, arigatoo (o arigatou), shoujo, Ookii

Semivocali

Esiste infine un’altra categoria ancora di lettere che sono la Y e la W che sono considerate dai giapponesi come semivocali.

La pronuncia della Y è molto semplice: si unisce sempre alle vocali a, u, o e forma le sillabe ya, yu, yo che si leggono come se si leggesse uno iato italiano: ia, iu, io.

La W invece si accompagna sempre alla vocale a e la vocale o formando così le sillabe wa e wo.
La sillaba wo può essere pronunciata in due modi differenti:

- si può pronunciare uo distinguendo sia la w che la o.
- si può pronunciare solo o dove la w non si sente nemmeno.

Stessa cosa accade per la sillaba wa che, tra l’altro, se assume il ruolo di posposizione, viene scritta con l’hiragana は “ha” che però si pronuncia wa.

Particolari eccezioni

Nelle parole composte spesso può verificarsi la nigorizzazione del secondo componente della parola

Esempio:
hito + hito = hitohito —> hitobito
hira + kana = hirakana —> hiragana
yo + kashi = yokashi —> yogashi

La nigorizzazione però è un fenomeno assai frequente che può verificarsi non solo nelle parole composte ma anche in parole singole o addirittura particelle (come ha e wa viste in precedenza) che variano la loro consonante iniziale senza tuttavia cambiare il loro valore grammaticale all’interno della frase.

Esempio:

tomo –> domo
temo –> demo
kurai –> gurai

Per raddoppiare una consonante il raddoppiamento avviene attraverso un piccolo simbolo chiamato “tsu” che in hiragana è つ e in katakana è ツ.
Per raddoppiare una consonante infatti basta scriverlo prima della consonante che va raddoppiata e per magia la consonante non sarà più una ma due.

Punteggiatura

La punteggiatura in Giapponese è molto limitata.

Le parole vengono scritte tutte attaccate senza spazi perciò il giapponese non necessita di punteggiatura o simboli che dividano i periodi in una proposizione.
Ciò che è possibile trovare in giapponese è la virgola, chiamata “ten” che è come la nostra solo rivolta verso la direzione opposta e il punto, detto “maru“, rappresentato da un cerchietto.

Al giorno d’oggi è forse possibile trovare, in cartelli, insegne o testate pubblicitarie il punto esclamativo tuttavia il giapponese manca addirittura del trattino o del punto interrogativo rappresentato invece dalla particella か “ka” che affianca il verbo a fine proposizione e rende la frase interrogativa.


Giapponese (lezione 6): Saluti, espressioni e frasi utili
Prima di inoltrarsi nella grammatica giapponese vera e propria è bene conoscere qualche utile frase di circostanza, come salutare o presentarsi.

Saluti e frasi utili

おはよございます = Ohayou Gozaimasu (o semplicemente Ohayoo) = Buon Giorno!
こんにちは = Konnichiwa = Buon Pomeriggio
こんばんは = Konbanwa = Buona Sera
おやすみなさい = Oyasumi Nasai (o Oyasumi o ancora Yasumi) = Buona Notte
さようなら = Sayoonara = Addio o Arrivederci
いって らっしゃい = Itterasshai = Vai! (inteso come: “Vai e Torna Presto”)
いって きます = Ittekimasu = Vado (inteso come: “Vado e Torno presto”… in risposta a Itterasshai)
お かえ りなさい = Okaerinasai (o semplicemente Okaeri) = Bentornato (inteso come: “bentornato a casa”)
ただいま = Tadaima = Sono tornato
き た あ い ま し よ う = Mata Aimashou! = Arrivederci (inteso come “Incontriamoci ancora”)
きをっけて = Ki (wo) tsukete, kiotsukete = Fai attenzione! Riguardati!
いらっしゃい = Irasshaimase o Irasshai = Benvenuto (non si risponde perchè è un invito ad entrare in una stanza)
ありがとう o ありがとうございます = Arigatou o Arigatou Gozaimasu = Grazie!
(”gozaimasu” si aggiunge per fare la forma cortese e insieme ad “arigatou” letteralmente significa “grazie per quello che fai per me“; se invece fosse stato “gozaimashita” era allora inteso come “grazie… per quello che hai fatto per me“)
どういたしまして = Doo Itashimashite = Prego
はい = Hai ( o ee ) = Si!
いいえ = iie = No!
おげんきですか = Ogenki desu ka? = Come stai? (letteralmente “sei in salute?“)
げんきです= Genki desu = Sto bene (in risposta a “Ogenki desu ka?“)
がんばって = Ganbatte! = Buona Fortuna (inteso come: “metticela tutta!“. Da qui anche l’espressione “Ganbarimasu” o “Ganbarimasho” che rispettivamente significano “farò del mio meglio” o “mettiamocela tutta”)

A tavola

いただきます = Ittadakimasu! = Buon Appetito (è un modo per dire “grazie per il cibo che sto per mangiare“)
ごちそうさまでした = Gochisoosama Deshita = Grazie per l’ottimo cibo (si dice dopo aver mangiato per ringraziare del buon cibo mangiato)

A fine lavoro

お先に = O-saki ni! = Vado via (inteso come = vado prima)
お疲れ様 = O-Tsukare-sama(deshita) = Grazie per esserti stancato oggi (inteso come= Ottimo lavoro, oggi! Grazie del tuo lavoro!)

Saluti di commiato

しつれい します = Shitsurei Shimasu = con permesso (entrando in ufficio come per dire “scusate il disturbo“)

それでは = Sore de wa (ma anche sore jaa, jaa mata, mata nè) = sono modi diversi per dire “ci vediamo!”
バイバイ! = BAI BAI = bye bye (preso dall’inglese infatti è scritto in katakana)

Scusarsi

ごめんなさい = gomenasai o gomen = mi dispiace
すみません = sumimasen = scusa
おじゃまします = Ojama Shimasu = Mi introduco ( inteso come: “Scusate l’intrusione”, entrando in una stanza)
しつれい します = Shitsurei Shimasu = con permesso (entrando in ufficio come per dire “scusate il disturbo”)

(”Shitsurei Shimasu” oltre ad essere un saluto di commiato è anche un modo per scusarsi se ci si introduce in una stanza)

Altre espressioni

Si può sostituire “hai” (”si”) con:
- haa: come conferma ad un discorso che si sta sentendo
- un-un: un modo per dire “si si proprio così”
- Sousou, sou da!, Sou da na!: modi per dire “giusto!”, “esatto”, “hai ragione”
- hai, douzo: lo si dice quando si vuol dire “si prego” (per invitare a sedersi ad esempio)

Si può sostituire “iie” (”no”) con:
- chigaimasu o chigau: per dire “si, è sbagliato! o “stai sbagliando”
- nandato?!: un modo prettamente maschile per dire “ma che stai dicendo?!” in tono un pò seccato
- Sonna!: che può significare “ma si figuri.. che va a pensare” oppure “no… non è possibile… non può essere vero…”
- Sonna koto nai yo: “no… questo non è vero!”

Espressioni di dubbio o incoraggiamento

- Sou desu ka?: “davvero?”
- Sou deshou? o Sou daroo?: “ma è davvero così?”
- Sou kana?: “non è forse così per caso?”
- Sou kamoshirenai, kedo.. : “sarà anche così però…”
- Saa: “boh” o ” chi lo sa” ma anche “forza su, coraggio”
- Maa maa: coraggio!! Su su!

Esitazione

- Maa…: “beh… ehm…”
- Maa… ne…: “ecco…vede…”
- Eeto…: “ecco… io… vediamo… sa…”
- Anoo….: “ecco… io veramente…” (per attirare l’attenzione di qualcuno)
- Nan to iu ka: “ecco io… come potrei dire…”
- Nanka: “insomma…”

Stupore

- Are!: “Ma che caspit…?!”
- Heee?!: “Coooosa?!”
- Waaaa: “Ooooh”
- Yattaaa: “Evvivaaa ce l’ho fatta!”

Presentarsi

はじめまして。  わたし は あすか です。= Hajimemashite. Watashi wa Asuka desu.
どうぞ よろしく おねがい いたします。= Douzo yoroshiku onegai itashimasu

Hajimemashite. Watashi wa Asuka desu = Piacere di conoscerla. Mi chiamo Asuka
Douzo yoroshiku onegai itashimasu = letteralmente il senso è “la prego di trattarmi con riguardo per favore”


Giapponese (lezione 7): Pronomi personali
Prima di inoltrarci nella grammatica giapponese vera e propria è bene prima chiarire qualcosa riguardo i pronomi personali.

In italiano sappiamo che i pronomi personali sono: io, tu, egli/ella, noi, voi, essi.
In inglese sono: I, you, he/she, we, they.
Sappiamo essere questi e nient’altro: se io devo riferirmi a me stessa dico “io”, se mi riferisco a te dico “tu”, se devo parlare di lui o lei dirò “egli” o “ella”, non ho altro modo per farlo.

Si è vero… anche noi in molte occasioni usiamo cambiare il “tu” con un “voi” se la persona con cui stiamo parlando è più grande, ricopre una carica importante o la conosciamo appena.
Tuttavia, generalmente i pronomi rimangono sempre quelli che conosciamo.

In giapponese le cose sono differenti: non c’è un pronome soltanto che indica la prima persona o la seconda o la terza ma più di uno!
Questo succede perchè il giapponese tiene conto di molte cose: la condizione sociale, l’età, se donna o uomo, il momento in cui avviene una conversazione.

E’ importante inoltre sapere che il giapponese parlato da un uomo può essere differente dal giapponese parlato da una donna.
Ci sono parole, espressioni e costruzioni di una frase che un uomo non userebbe mai per paura di apparire volgare, sgarbato oppure troppo femminile!
Lo stesso vale per una donna: ci sono espressioni che una donna non dovrebbe mai usare per non dover mai apparire scortese, maleducata o addirittura un vero e proprio maschiaccio!

Il modo di conversare di due uomini è diverso dal modo in cui conversano due donne; allo stesso modo è diverso anche il modo in cui conversano un uomo e una donna, due ragazzi o due ragazze o ancora un ragazzo e una ragazza.

Ora andremo ad approfondire ogni pronome personale studiandone le varie forme dividendoli in: Molto Formale, Formale, Informale, Volgare.
Prestate perciò molta attenzione a quanto andremo ad imparare ora, ciò è fondamentale ai fini di una buona conversazione.

La prima persona (Io/Noi)

Come già detto, nelle lingue Indo-Europee esiste una sola forma per indicare la prima persona: in inglese è “I”, in spagnolo è “Yo”, in tedesco è “Ich”, in francese è “Je”, in italiano è “Io“.
In Giapponese non succede proprio la stessa cosa:

Singolare (Io)

Molto Formale: Watakushi わたくし
Formale: Watashi (hiragana:わたし, kanji: 私)
Informale: Boku per i maschi (hiragana: ぼく, kanji: 僕), Atashi per le femmine (あたし)
Volgare: Ore (hiragana: おれ, kanji: 俺)
Quest’ultimo è usato prevalentemente dai maschi, se usato da una donna viene considerata molto maleducata e impudente!

Plurale (Noi)

Molto Formale: Watakushidomo (私ども) o Watakushitachi (わたくしたち)
Formale: Watashitachi (わたしたち) o Wareware (我々)
Informale: Bokutachi ぼくたち o Bokura ぼくら(per i maschi), Atashitachi あたしたち o Atashira (per le femmine)
Volgare: Oretachi おれたち (per i maschi), Orera (per le femmine)

A seconda della persona che parla o con cui si sta parlando, verrà usato, scelta tra questi, una differente forma del pronome io o noi.

Ad esempio:
- Sono un 40enne impiegato in un importante compagnia: se parlo con il mio capo userò “Watashi”, se sto parlando semplicemente con mia moglie potrò usare “Washi”.
- Sono una normale ragazza di 20 anni: se sto parlando con un mio amico o il mio ragazzo userò “Atashi”, se invece sto parlando con il mio insegnante o il mio capo al lavoro userò “Watashi”.
- Sono un semplice ragazzo: se parlo con un mio amico dirò: “Ore”, se sto parlando con il padre di un mio amico dirò “Boku”.

La Seconda Persona (Tu/Voi)

La seconda persona ha un uso molto simile all’uso applicato per la prima persona.
A seconda della situazione, si possono usare modi diversi per dire “tu” o “voi”.
Una sola differenza con la prima persona: nella seconda persona, sia per il plurale che per il singolare, non esiste la versione “Molto Formale”:

Singolare (Tu)

Formale: Anata (あなた)
Informale: Kimi (君 )
Volgare: (お前) Omae per i maschi, (あんた) Anta per le femmine

Plurale (Voi)

Formale: Anatagata o Anatatachi (あなた達)
Informale: Kimitachi o Kimira (君達)
Volgare: Omaetachi o Omaera (お前) per i maschi, (あなた達 ) Anatachi o Antara per le femmine.

La Terza Persona (lui/lei/esse/essi)

La terza persona è un caso un pò particolare. Solitamente il giapponese non fa uso di pronomi che indicano la terza persona come “lui” o “lei”; i giapponesi quando devono parlare di una terza persona usano il nome o il titolo di quella persona di cui vogliono parlare.

Esempio:

Sensei wa shinsetsuna hito desu
Il professore è una persona gentile

oppure

Akane-san wa kanashi desu ka
Akane-san è triste?

Tuttavia se non si vuole usare nè il titolo nè il nome della persona di cui si parla è ancora possibile in giapponese usare parole come:

Kare: (彼 ) lui*
Kanojo: (彼女 ) lei*
Kare-ra: (彼ら) loro (essi)
Kanojo-tachi: (彼女達 ) loro (esse)
Yatsu (やつ), Aitsu (あいつ): lui o lei (in modo informale)
Yatsu-ra (やつら), Aitsu-ra (あいつら): loro (esse o essi in modo informale)

*Nota: Prestate attenzione ai due pronomi “Kare” e “Kanojo”, perchè rispettivamente possono significare “ragazzo” e “ragazza” (intenso come fidanzato/a).

Esempio:

Yorito-kun wa watashi no kare ja!
Yorito è il mio ragazzo!

Altri pronomi

Oltre ai pronomi già visti in precedenza esiste un’altra lista di pronomi che è possibile incontrare nel corso dello studio di questa lingua:

Washi: significa “io” e può essere usato da un uomo sui 50 anni in tono informale (è una forma dialettale)
Asshi: significa “io” ed è usato dagli uomini in tono davvero informale, se non addirittura in situazioni volgari
Oira: significa “io” usato da uomini di paese o campagna.
Sessha: è un antico modo per dire “io”. Lo usavano anticamente i samurai ma ora viene usato solo nei film o nei libri.
Kisama: significa “tu” ed è usato dagli uomini in modo volgare quando ci si rivolge a qualcuno che non si sopporta come un eventuale nemico o rivale.
Temee: è un modo molto volgare per dire “tu”; viene detto dagli uomini ed è abbastanza offensivo e maleducato, soprattutto se rivolto verso una donna.


Giapponese (lezione 8): Posposizioni
Una frase giapponese ha una composizione molto particolare. Si sa che il soggetto è ad inizio frase ed il verbo alla fine ma… le altre parti del discorso?
Le altre parti del discorso assumono posti differenti all’interno della frase a seconda del loro ruolo e tanto più importante è il ruolo che ricopre un determinato complemento e tanto vicino è il suo posto vicino al verbo.

Ad esempio una frase come:

“Io i libri in biblioteca leggo”

può essere facilmente cambiata in…

“Io in biblioteca i libri leggo”

… a seconda di ciò che io voglio in realtà meglio evidenziare, se il fatto che “leggo i libri” o che li leggo “in biblioteca”.
Naturalmente la scelta della posizione all’interno della frase dipende anche dalla domanda che ci viene posta e cosa maggiormente interessa sapere a colui o colei che ci pone la domanda.

Detta così sembra qualcosa di impossibile da capire o imparare… tuttavia vi assicuro che è possibile.
Basta solo un pò di pazienza… e partendo dalle cose più semplici, si possono poi comprendere anche le più complicate.

Ecco perchè ancor prima di studiare la struttura base della frase giapponese, ci soffermeremo un istante a comprendere i “casi” all’interno di una frase.

I casi ci permettono di comprendere i complementi in una frase e, nella lingua giapponese, vengono espressi con delle particelle, chiamate posposizioni.

Le posposizioni sono sempre posizionate dopo la parola e indicano:

- il caso del sostantivo a cui sono posposte (particelle di caso)
- enfatizzano particolari elementi della frase (particelle enfatiche)
- poste alla fine della frase, caratterizzano anche l’intonazione (particelle finali)

Particelle di Caso

Le particelle di caso in giapponese sono: ga o wa, wo (o), no, ni, e, de, kara, made, yori.

1. Wa e Ga (は e が): Wa e Ga meritano un discorso un pò lungo e particolare.
Sono entrambe particelle che indicano il soggetto ma entrambe vengono usate in maniera differente e a seconda delle circostanze.

Esempio:

Watashi wa hon wo yonda

Hon ga yonda

La traduzione di entrambe le frasi è la stessa: “Ho letto un libro“… ma qual’è allora la differenza?

Nel primo caso, “wa” sottolinea come sempre il tema del discorso che nel primo caso coincide anche con il soggetto della frase ovvero io (Watashi)
Nel secondo caso invece con “ga” si enfatizza il soggetto principale della frase che in questo caso è il libro lasciando immaginare che chi legge non sia in realtà una persona che legge libri abitualmente ma che questo è veramente un fatto straordinario.

In pratica “ga” è un rafforzativo che ha lo scopo di dare notizia e constatare qualcosa che non è abituale e che non accetta repliche o altre interpretazioni.

Altro esempio per comprendere:

Watashi wa Parii ni yukimasu

Watashi ga Parii ni yukimasu

Anche in questo caso le due frasi hanno lo stesso significato: “Io vado a Parigi”… cosa però le rende diverse?

Nella prima non parlo di altre persone ma esprimo un’intenzione di recarmi “io” a Parigi e “wa” indica il tema del discorso, che anche in questo caso coincide con il soggetto. La presenza di “wa” rende probabile il fatto che si sia già parlato di me e il discorso possa ancora continuare con il dire altro su di me o su mie intenzioni.
Nella seconda frase, “ga” indica innanzitutto una notizia nuova per l’ascoltatore e poi sottolinea una decisione risoluta e ferma del soggetto di andare a Parigi.

Wa segue sempre il tema del discorso ma non il soggetto: ciò non toglie che molto spesso il soggetto e il tema coincidano ma può anche non accadere.

Ga invece segue sempre e solo il soggetto di frasi risolute e decise di cui non è possibile equivocare il senso, quando si vuol dare maggiore rilievo al soggetto di una frase, si usa per indicare il soggetto in una frase secondaria, quando il soggetto è un pronome o in altri casi speciali ( per frasi avversative e concessive per indicare ” nonostante, malgrado, benchè”).

Esistono altri casi particolari di wa e ga, dove wa accompagna il tema-soggetto del discorso mentre ga prende il posto della particella “wo” e accompagna l’oggetto. Vediamo quando ciò accade:


Akane wa ringo ga hoshii
Akane vuole (desidera) la mela.

Il soggetto-tema della frase è sicuramente Akane e l’oggetto che di norma dovrebbe essere seguito dalla particella (wo) è qui seguito da ga. Ciò accade quando l’oggetto subisce un sentimento o uno stato d’animo da parte del soggetto.
Akane non vuole semplicemente la mela ma la desidera; la mela quindi non è solo un oggetto voluto ma diventa qualcosa di desiderato.

Tomoyo wa piano ga dekimasu
Tomoyo sa suonare il piano

Si applica lo stesso principio precedente per frasi in cui si esprime qualcosa che si “è in grado di fare”, che si “sa fare“, come suonare il piano.

Anata wa neko ga arimasu
Tu hai un gatto

Si applica il principio anche a frasi dove il verbo indica possesso. In questo caso “tu possiedi un gatto”.

Watashitachi wa me ga midori arimasu
Noi abbiamo gli occhi verdi

Si applica ancora nel caso in cui si esprime una qualità o particolarità che si possiede come ad esempio quella di avere gli occhi verdi.

Kare wa itariago ga wakarimasu
Lui capisce l’italiano

In questo caso indica una capacità che ha il soggetto di fare qualcosa però inteso come se il soggetto fosse in grado di fare questa sola attività e nient’altro: il soggetto riesce a capire solo l’italiano.

Come già detto in precedenza, “ga” non sostiene solo il soggetto ma anche qualsiasi altra cosa si voglia evidenziare.

Esempio:

Anata wa ringo wo tabeta ga ichigo wa tabenakatta
Hai mangiato le mele ma non hai mangiato le fragole

Mette in evidenzia il fatto che, nonostante abbia mangiato le mele, il soggetto non ha comunque mangiato le fragole.
Come vedrete in seguito, nella seconda parte della frase, accanto a “ichigo” abbiamo un “wa” al posto di “wo“: accade infatti che wa prende il posto di wo quando è l’informazione contenuta nell’oggetto ad essere negata.

In sintesi… scegliamo “wa” se:

- il soggetto della frase e il tema coincidono
- se la frase indica una condizione statica o abituale
- se la frase che si pronuncia potrebbe essere un’ eventuale risposta ad una domanda o suggerisce una prosecuzione del discorso di cui si sta parlando

…. scegliamo “ga” se:

- il tema della frase o il soggetto va messo in evidenza
- per sottolineare un evento, notizia, occasione particolare, condizione momentanea
- frasi risolute che non ammettono repliche o altre interpretazioni
- per indicare il soggetto di una frase secondaria o di frasi interrogative
- per indicare frasi avversative o concessive.

2. Wo (を)

La particella “wo” を si usa per:
- il complemento oggetto: Watashi wa ringo wo tabemasu (Io mangio la mela)

Ricorda: come detto in precedenza la particella wo in frasi negative diventa wa (solo se è l’informazione contenuta nel complemento oggetto ad essere negata)

3. No (の):
La particella “no” の indica:
- proprietà: watashi no hon (il mio libro)
- argomento: suugaku no koosu (corso di matematica)
- provenienza(raro): Kyoto daigaku no Hiro (Hiro dall’Università di Kyoto)

4. Ni (に)

La particella “ni” に si usa per:
- il dativo o complemento di termine: Watashi wa kono ringo wo anata ni ageru ( io ti do questa mela)
- stato in luogo (solo con i verbi di esistenza iru e aru): Watashi wa Itaria ni iru (Io sono in Italia)
- complemento di tempo determinato: Sanjo-san wa mukuyoobi ni ringo wo taberu (Sanjo giovedì mangerà la mela)
- per indicare l’ora seguiti da un verbo di movimento: Sanjo-san wa goji ni uchi e kaeru (Sanjo torna a casa alle 5)
- moto a luogo: America ni Ikimasu (Vado in America)
- complemento d’agente nelle forme passive del verbo: Nezumi wa neko ni taberareta (Il topo è stato mangiato dal gatto)
- per formare gli avverbi: tashika ni (certamente), hontoo ni (veramente)

5. E (へ)

La particella “e” へ si usa per:
- moto a/per luogo: Watashi wa ashita Roma e ikimasu (Domani io vado a Roma)

6. De (で )

La particella “de” で si usa per:
- stato in luogo (con i verbi d’azione): Anata wa uchi de hon wo yomu (Tu a casa leggi un libro)
- di mezzo: Enpitsu de kakimasu (Scrivo a matita)
- a che lingua ci si riferisce: “ringo” nihongo de nan desu ka? (ringo in giapponese cosa è?)

Ricorda: Se il verbo è di esistenza come iru o aru per il complemento di stato in luogo si usa “ni” e non “de”

7. Kara (から)

La particella “kara” から si usa per:
- moto da luogo: Itaria kara kimashita (Sono venuto dall’Italia)
- durata nel tempo o complemento di tempo continuato: Senshuu kara Parii ni imasu (Sono a Parigi dalla settimana scorsa)
- complemento d’agente (se il verbo non è passivo altrimenti si usa “ni”): Asuka kara moratta manga wa omoshiroi (Il manga che ho ricevuto da Asuka è interessante)
- se preceduto dal verbo in forma -te la frase acquista il significato di “dopo” o “dopo che“: Benkyou shite kara tabemasu (Dopo aver studiato mangio)
- preceduto da un verbo o un aggettivo coniugato la frase diventa causale: Ame ga iru kara ikimasen (Non esco perchè piove)

8. Made (まで)

La particella “made” まで si usa per indicare il “fino a” sia con significato di luogo che di tempo: Nihon made ikimasu (Vado fino in Giappone) oppure Goji made gakkou ni imasu (Resto a scuola fino alle 5)

9. Yori (より)
La particella “yori” より si usa per:
- indicare “da parte di” ma in uso molto limitato, solo nelle lettere per scrivere il mittente: Taro Yori (da Taro)
- indicare il secondo termine di paragone: Hana Yori Dango (I ragazzi sono meglio dei fiori)

Esiste infine tra le particelle di caso un’altra posposizione che serve per fare il complemento di compagnia ed è la particella “to”: Akane to Asuka wa Rondon kara kimashita (Akane e Asuka sono venuti da Londra).
La particella “to” può anche essere sostituita con “isshoo ni” che significa “insieme a”, “con”.

Particelle Enfatiche

Alcune particelle sono dette enfatiche proprio perchè non sono usate per indicare un caso o meglio un complemento ma servono a focalizzare l’attenzione su qualche elemento della frase. Di queste particelle abbiamo ad esempio:

- Mo: “mo” significa “anche”.

Esempio:

Watashi mo ikimasu
Anche io vado

Se raddoppiato assume il ruolo di “sia… sia”.

Esempio:

Yukiko ni mo Satoshi ni mo denwa shimashita
Ho telefonato sia a Yukiko che a Satoshi

Se è seguito da un verbo negativo allora diventa “neanche” o “nè…nè”.

Esempio:

Marika mo ikimasen (neanche Marika va)

oppure

Neko mo inu mo imasen (non ci sono nè cani nè gatti)

- Dake: indica “solo, soltanto, solamente”.

Esempio:

Anata dake ikimasu
Vai solo tu

- Na: forma un aggettivo da un sostantivo astratto.

Esempio da binboo (povertà) diventa binboo na (povero)

Particelle Finali

Nel linguaggio parlato le particelle finali tendono a sottolineare l’intonazione del periodo.
Questo tipo di posposizioni cambiano a seconda se a parlare è un uomo o una donna.
Abbiamo ad esempio:

- Ka: questa particella indica una domanda nel linguaggio cortese.
(Nan desu ka? Cosa è?).
Nel linguaggio informale “ka” può essere sostituita da “kai” per un uomo e “no” da una donna.

- Ne: indica una richiesta di conferma nei confronti di chi ascolta.

Esempio: Atsui ne? (Fa caldo, eh? oppure Fa caldo, non è vero?).

Nella forma colloquiale può essere enfatizzata allungandola con un “nee”.

- Yo: sottolinea la sola opinione di chi parla.

Esempio: “kawaiii yo!” (”Che carino!!”, inteso però come “che carino, secondo me).

Nel linguaggio femminile, soprattutto tra le adolescenti può essere usato in combinazione con “da” o “ne”: “Atsui yo ne” oppure “Atsui da yo” o entrambi “Atsui da yo ne“.

- Wa: stavolta si scrive con il kana わ e non con il kana は proprio perchè non indica il caso ma una leggera esclamazione da parte di chi parla.

Esempio: Tsukareta wa! (Ma come sono stanca!).


Giapponese (lezione 9): Struttura della frase
La frase è l’unità minima che può essere indipendente da un intero discorso.
La fine di una frase e l’inizio di un’altra viene segnato da un punto, in giapponese indicato con un cerchietto (maru).

Il giapponese, come già detto in una delle precedenti lezioni è una lingua SOV, ovvero segue l’ordine Soggetto-Oggetto-Verbo diversamente dall’italiano.
Tuttavia non tutte le frasi giapponesi sono composte da solo Soggetto, Oggetto e Verbo ma, come per tutte le altre lingue ci sono i vari complementi in mezzo.
Come si comporta quindi il giapponese?

Partiamo con un semplice esempio:

Gakusei ga hon wo yomimasu
Uno studente legge un libro

Gakusei ga: indica il soggetto della frase
hon wo: indica l’oggetto della frase accompagnato dalla particella wo
yomimasu: predicato verbale.

Il predicato della frase, sempre alla fine, può essere costituito non solo da un verbo ma anche dalla copula (desu/da), da un aggettivo oppure da un sostantivo più la copula.
Come per la grammatica italiana anche in giapponese, il verbo rappresenta il nucleo della frase. Per poter comprendere il significato di una frase è fondamentale trovare e analizzare, prima di ogni cosa, il verbo.

Il verbo descrive l’azione, lo stato o la qualità del soggetto, chi è il soggetto, cosa fa e, inevitabilmente ci aiuta a trovare anche gli altri complementi della frase.

I complementi all’interno di una frase giapponese prendono la forma di un nome o di un sintagma nominale e vengono sempre accompagnati da una posposizione (o particella di caso).

Esempio:

Kissaten de otoko no hito ga kohi wo nonde imasu
Un uomo sta bevendo un caffè al bar

Kissaten de: grazie alla particella “de” capiamo subito che si tratta del complemento di stato in luogo (al bar)
otoko no hito ga: è il soggetto indiscusso della frase (un uomo)
kohi wo: è il complemento oggetto accompagnato ovviamente dalla particella “wo” (un caffè)
nonde imasu: predicato verbale gerundio presente (sta bevendo)

Note: il soggetto è stato accompagnato da ga e non da wa perchè in questo caso non è considerato tema della frase. Se “quest’uomo” fosse stato già citato all’interno di un discorso precedente e quindi lo conosciamo già e stiamo ancora parlando di lui allora avremmo usato “wa”. (Per la differenza tra “wa e ga” vedere lezione 8)

Sintagmi

Una proposizione è composta da piccole unità portatrici, ognuna, di un significato.
Queste piccole unità vengono chiamate sintagmi.
Un sintagma è un’entità minima non modificabile all’interno di una frase, questo significa che un sintagma può essere una sola parola ma anche più di una.

Un esempio in italiano può essere:

“Il mio gatto miagola”

In questa frase abbiamo un elemento chiamato Testa del Sintagma che è la parola gatto. Gatto è l’elemento importante del sintagma, senza di esso l’espressione perderebbe di senso; poi abbiamo altri due elementi chiamati qualificatori o modificatori che qualificano la parola gatto e cioè il e mio: questi due qualificatori specificano qualcosa riguardo al sintagma che è il gatto e ci dicono che si parla del mio gatto e solo di lui.

Compreso questo concetto andiamo ora a vedere il sintagma in una frase giapponese.

Esempio:

Ookii uchi
una grande casa

Uchi (casa) è il sintagma nominale o meglio testa del sintagma mentre ookii (grande) è l’aggettivo che qualifica il nome casa.
Un aggettivo può qualificare un nome esattamente come un avverbio può qualificare un verbo, l’importante è ricordarsi comunque che in giapponese il qualificatore precede sempre ciò che qualifica. (come in inglese: l’aggettivo precede sempre il nome a cui si riferisce)

Vediamo un altro esempio:

Ringo wo musunda kodomo...
Il bambino che ha rubato la mela…

Il tema qui è “kodomo”… e noi ci chiediamo: come mai “kodomo” , che è il tema lo abbiamo messo alla fine mentre “ringo wo musunda” all’inizio?

Semplice: Ringo wo musunda è tutto un qualificatore che ci dice qualcosa riguardo al soggetto che in questo caso è “kodomo”.
Ci dice che questo è il bambino che ha rubato la mela. (è come se “che ha rubato la mela” fosse un unico aggettivo che qualifica il soggetto che è il bambino).

Esempio:

Kurokute nagai kasa
Un nero e lungo ombrello

Ricordate sempre che in giapponese il qualificatore precede sempre ciò che qualifica come già detto, esattamente come in inglese.

Perciò in giapponese avremo espressioni come:

Kono hon
Questo libro

Kono (questo) precede hon (libro)

Marika-chan no hon
Il libro di Marika

Anche il complemento di specificazione va sempre prima dell’oggetto di cui si specifica qualcosa.

Takusan nomimasu
Bere tanto.

Stavolta è un avverbio che qualifica un verbo.

Costruzione di una frase

Adesso che abbiamo visto come il soggetto va sempre ad inizio frase, gli aggettivi precedono sempre ciò che qualificano e il verbo alla fine, costruiamo ora una frase.

Fino ad ora abbiamo solo spiegato come posizionare soggetto, oggetto, aggettivo e verbo ma per gli altri complementi?
Come ci si comporta?

Vi offro uno schema dove vi elenco l’ordine in cui possono essere posizionati gli elementi di una frase.

1. Tema
2. Tempo (ni)
3. Luogo (ni)
4. Termine (ni)
5. Soggetto (ga)
6. Compagnia (to)
7. Mezzo/luogo (de)
8. Origine o Provenienza (kara)
9. Moto a luogo (ni/e)
10. Oggetto (wo)
11. Predicato (verbale, aggettivale o sintagma nominale+copula)

Esempio:

Tomoyo-san wa ashita Shinkansen de Osaka kara Nagoya e ikimasu
Tomoyo domani va da Osaka a Nagoya con un treno ad alta velocità

Analizziamo la sequenza:

1) Tomoyo-san wa: Soggetto
2) Shinkansen de: complemento di mezzo
3) Osaka kara: complemento di moto da luogo o fonte
4) Nagoya e: complemento di moto a luogo o direzione
5) Ikimasu: predicato verbale

Come avrete potuto notare abbiamo rispettato l’ordine della sequenza che vi ho elencato prima tuttavia non sempre questa sequenza è da ritenersi valida soprattutto se si ricorda che in una frase giapponese più è importante un concetto che si vuole esprimere e più si trova vicino al verbo.

Infatti nel caso precedente se volevamo sottolineare il fatto che Tomoyo da Osaka a Nagoya ci va con un treno ad alta velocità e dare così più importanza al mezzo allora avremmo dovuto avvicinare “shinkansen de” vicino al verbo.

Il significato sarebbe stato lo stesso ma avvicinando Shinkansen de al verbo chi mi sta ascoltando comprende l’importanza del fatto che domani Tomoyo, da Osaka a Nagoya, ci va utilizzando un treno ad alta velocità

Ad ogni modo anche se lo schema precedente non sempre è attendibile usatelo comunque i primi tempi: vi sarà di aiuto per formulare le vostre prime frasi complesse.


Giapponese (lezione 10): Tipi di frasi
In questa lezione di giapponese studieremo come sono articolati i numeri in giapponese che, anche se non sembra, sono altrettanto importanti quanto la grammatica.

L’unica cosa da sapere prima di cominciare è che dovete dotarvi di un pò di memoria perchè dovrete memorizzare un pò di parole!

Pronti? Cominciamo!

Dovete sapere che in giapponese esistono una serie di Kanji per identificare i numeri tuttavia, per nostra fortuna, è un metodo non più tanto usato o almeno usato insieme anche ai nostri numeri Arabi.

Per comprendere i numeri li divideremo ora in tre moduli: nel primo modulo osserveremo l’unità e la decina studiando i numeri da 1 a 19; nel secondo modulo osserveremo le decine, le centinaia e le migliaia e infine nel terzo modulo osserveremo la composizione di numeri un pò più complicati.

Modulo 1: Unità e Decina (numeri da 1 a 19)

I numeri da 1 a 10 bisogna memorizzarli uno ad uno perchè sono un unico numero e non si compongono.

Dal 10 in poi i numeri sono molto semplici da comporre se avete già memorizzato le unità: tutto quello che dovete fare è accostare la parola “juu” (che significa “10″) all’unità.

Esempio:

per formare il numero 16 si farà:

10 + 6 =16

juu + roku = juu roku

juu roku corrisponde infatti al numero 16!

Facile no?

Ecco qui una tabella riassuntiva delle unità:

0= rei/zero

1= ichi

2= ni

3= san

4= shi/yon

5= go

6= roku

7= shichi/nana

8= hachi

9= ku/kyuu

e per formare la decina basta far precedere “juu” che è il “10″ all’unità come visto prima!

Esempio:

juu ni=12

juu go = 15

e così via…

Note: Come avrete potuto notare solo i numeri 0,4,7 e 9 hanno due diverse modalità di pronuncia: voi potete usare quella che preferite perchè ad ogni modo sono entrambe valide ed entrambe corrette.

Modulo 2: Decine, Centinaia e Migliaia

Adesso le cose si complicano un poco… ma solo poco!

Per formare le decine (10, 20, 30 etc.. ) bisogna semplicemente far precedere l’unità al numero 10, in pratica il contrario di quello che abbiamo fatto in precedenza con i numeri da 10 a 19.

Se voglio perciò pronunciare il numero 60 dirò “roku juu”! (il contrario quindi di juu roku che equivale a 16)

Ecco l’elenco delle decine:

10= juu

20= ni juu

30= san juu

40= yon juu

50= go juu

60= roku juu

70= nana juu

80= hachi juu

90= kyuu juu


Adesso però dobbiamo fare un salto di qualità e passare alla serie dei 100!!

Niente di più semplice: vi basta conoscere come pronunciare 100 e ripetere lo stesso procedimento già espresso per creare le decine (10, 20, 30 etc…)

Sapendo che “100″ si pronuncia “hyaku” formiamo quindi le centinaia:

100= hyaku

200= ni hyaku

300= sanbyaku (contrazione di san + hyaku)

400= yon hyaku

500= go hyaku

600= roppyaku (avviene una contrazione dovuta al roku+hyaku)

700= nana hyaku

800= happyaku (altra contrazione dovuta a hachi+hyaku)

900= kyu hyaku

Allo stesso modo conoscendo la pronuncia per 1000 possiamo formare la serie delle migliaia.

Sapendo che “1000” è “sen“, le migliaia saranno:

1000= sen

2000= ni sen

3000= san zen

4000= yon sen

5000= go sen

6000= roku sen

7000= nana sen

8000= hassen (contrazione hachi+sen)

9000= kyuu sen

La stessa cosa vale anche per i 10,000, 1,000,000 e così via!

Basta sapere che…

10,000= ichi man

100,000= ju man

1,000,000= hyaku man

10,000,000= sen man

… e affiancare prima un numero per ottenere le migliaia di altri numeri.

Esempio

2,000,000 = ni hyaku man

Modulo 3: Composizioni di numeri più complessi

Arrivati a questo punto è facile intuire qual’è il problema di ciascuno: come formare altri numeri più complessi?

Come posso dire ad esempio in giapponese 3581?

Per tradurre un numero come 3581 bisogna semplicemente scomporre il numero come si faceva alle elementari.

Analizzando il numero 3581 abbiamo 3000 (migliaia) + 500 (centinaia) + 80 (decine) + 1 (unità).

Una volta scomposto traduciamolo in giapponese:

san zen (migliaia) + go hyaku (centinaia) + hachi juu (decine) + ichi (unità)

… da questo ne deduciamo che:

3581 si dice in giapponese san zen go hyaku hachi juu ichi!

Altro esempio? Prendiamo un numero un pò più piccolo: 542!

go sen (500) + yon ju (40) + ni (2)

quindi 542 = go sen yon juu ni

Note: C’è da sapere che poichè in giapponese si usano sia i numeri occidentali che i kanji insieme, spesso potreste trovare dei numeri espressi per metà in numeri arabi come i nostri e per metà in Kanji: potreste trovare questo quando si devono esprimere ad esempio i prezzi per l’acquisto di qualsiasi cosa, naturalmente sempre accompagnati dal simbolo “en” che corrisponde allo “yen”, moneta corrente in Giappone.


Esempio:

se un oggetto in un negozio ha come prezzo scritto: 5 千円 capiremo subito che si tratta di un oggetto che costerà 5,000 yen!

(千 = “sen” in kanji e 円= “en” o “yen” in kanji).

I numeri ordinali

Un appunto è da farsi riguardo ai numeri ordinali (primo, secondo, terzo, quarto, etc…).

Per creare i numeri ordinali tutto ciò che bisogna fare è aggiungere prima del numero la parolina “dai”.

Esempio:

dai go= quinto

dai go ka= quinta lezione

dai ni= secondo

dai ni hon= secondo libro


Giapponese (lezione 11): I numeri
In questa lezione di giapponese studieremo come sono articolati i numeri in giapponese che, anche se non sembra, sono altrettanto importanti quanto la grammatica.

L’unica cosa da sapere prima di cominciare è che dovete dotarvi di un pò di memoria perchè dovrete memorizzare un pò di parole!

Pronti? Cominciamo!

Dovete sapere che in giapponese esistono una serie di Kanji per identificare i numeri tuttavia, per nostra fortuna, è un metodo non più tanto usato o almeno usato insieme anche ai nostri numeri Arabi.

Per comprendere i numeri li divideremo ora in tre moduli: nel primo modulo osserveremo l’unità e la decina studiando i numeri da 1 a 19; nel secondo modulo osserveremo le decine, le centinaia e le migliaia e infine nel terzo modulo osserveremo la composizione di numeri un pò più complicati.

Modulo 1: Unità e Decina (numeri da 1 a 19)

I numeri da 1 a 10 bisogna memorizzarli uno ad uno perchè sono un unico numero e non si compongono.

Dal 10 in poi i numeri sono molto semplici da comporre se avete già memorizzato le unità: tutto quello che dovete fare è accostare la parola “juu” (che significa “10″) all’unità.

Esempio:

per formare il numero 16 si farà:

10 + 6 =16

juu + roku = juu roku

juu roku corrisponde infatti al numero 16!

Facile no?

Ecco qui una tabella riassuntiva delle unità:

0= rei/zero

1= ichi

2= ni

3= san

4= shi/yon

5= go

6= roku

7= shichi/nana

8= hachi

9= ku/kyuu

e per formare la decina basta far precedere “juu” che è il “10″ all’unità come visto prima!

Esempio:

juu ni=12

juu go = 15

e così via…

Note: Come avrete potuto notare solo i numeri 0,4,7 e 9 hanno due diverse modalità di pronuncia: voi potete usare quella che preferite perchè ad ogni modo sono entrambe valide ed entrambe corrette.

Modulo 2: Decine, Centinaia e Migliaia

Adesso le cose si complicano un poco… ma solo poco!

Per formare le decine (10, 20, 30 etc.. ) bisogna semplicemente far precedere l’unità al numero 10, in pratica il contrario di quello che abbiamo fatto in precedenza con i numeri da 10 a 19.

Se voglio perciò pronunciare il numero 60 dirò “roku juu”! (il contrario quindi di juu roku che equivale a 16)

Ecco l’elenco delle decine:

10= juu

20= ni juu

30= san juu

40= yon juu

50= go juu

60= roku juu

70= nana juu

80= hachi juu

90= kyuu juu


Adesso però dobbiamo fare un salto di qualità e passare alla serie dei 100!!

Niente di più semplice: vi basta conoscere come pronunciare 100 e ripetere lo stesso procedimento già espresso per creare le decine (10, 20, 30 etc…)

Sapendo che “100″ si pronuncia “hyaku” formiamo quindi le centinaia:

100= hyaku

200= ni hyaku

300= sanbyaku (contrazione di san + hyaku)

400= yon hyaku

500= go hyaku

600= roppyaku (avviene una contrazione dovuta al roku+hyaku)

700= nana hyaku

800= happyaku (altra contrazione dovuta a hachi+hyaku)

900= kyu hyaku

Allo stesso modo conoscendo la pronuncia per 1000 possiamo formare la serie delle migliaia.

Sapendo che “1000” è “sen“, le migliaia saranno:

1000= sen

2000= ni sen

3000= san zen

4000= yon sen

5000= go sen

6000= roku sen

7000= nana sen

8000= hassen (contrazione hachi+sen)

9000= kyuu sen

La stessa cosa vale anche per i 10,000, 1,000,000 e così via!

Basta sapere che…

10,000= ichi man

100,000= ju man

1,000,000= hyaku man

10,000,000= sen man

… e affiancare prima un numero per ottenere le migliaia di altri numeri.

Esempio

2,000,000 = ni hyaku man

Modulo 3: Composizioni di numeri più complessi

Arrivati a questo punto è facile intuire qual’è il problema di ciascuno: come formare altri numeri più complessi?

Come posso dire ad esempio in giapponese 3581?

Per tradurre un numero come 3581 bisogna semplicemente scomporre il numero come si faceva alle elementari.

Analizzando il numero 3581 abbiamo 3000 (migliaia) + 500 (centinaia) + 80 (decine) + 1 (unità).

Una volta scomposto traduciamolo in giapponese:

san zen (migliaia) + go hyaku (centinaia) + hachi juu (decine) + ichi (unità)

… da questo ne deduciamo che:

3581 si dice in giapponese san zen go hyaku hachi juu ichi!

Altro esempio? Prendiamo un numero un pò più piccolo: 542!

go sen (500) + yon ju (40) + ni (2)

quindi 542 = go sen yon juu ni

Note: C’è da sapere che poichè in giapponese si usano sia i numeri occidentali che i kanji insieme, spesso potreste trovare dei numeri espressi per metà in numeri arabi come i nostri e per metà in Kanji: potreste trovare questo quando si devono esprimere ad esempio i prezzi per l’acquisto di qualsiasi cosa, naturalmente sempre accompagnati dal simbolo “en” che corrisponde allo “yen”, moneta corrente in Giappone.


Esempio:

se un oggetto in un negozio ha come prezzo scritto: 5 千円 capiremo subito che si tratta di un oggetto che costerà 5,000 yen!

(千 = “sen” in kanji e 円= “en” o “yen” in kanji).

I numeri ordinali

Un appunto è da farsi riguardo ai numeri ordinali (primo, secondo, terzo, quarto, etc…).

Per creare i numeri ordinali tutto ciò che bisogna fare è aggiungere prima del numero la parolina “dai”.

Esempio:

dai go= quinto

dai go ka= quinta lezione

dai ni= secondo

dai ni hon= secondo libro


Giapponese (lezione 12): I giorni della settimana
Dopo aver studiato nella lezione 11, i numeri, adesso passiamo ad un’altro argomento molto importante e molto comune: i giorni della settimana.

Anche se sembrano banali, i giorni della settimana, come il nome dei mesi o degli anni, sono molto importanti, soprattutto per il fatto che possono essere usati in molte occasioni: al lavoro per una scadenza, a scuola per i compiti in classe o per lezioni, appuntamenti con gli amici, cene di lavoro, per spedire lettere o pacchi, per una nota in rubrica o in agenda e tanto altro ancora.

Vi occorrerà anche questa volta un pò di memoria per memorizzare i nomi.

Momentaneamente memorizzare e imparare anche soltanto i nomi sarà più che sufficiente, tuttavia accanto ai nomi scritti in romaji vedrete, per chi vuole approfondire ulteriormente, anche come scriverli, sia in hiragana che in Kanji.

I giorni della Settimana

L’elenco seguente mostra il nome dei giorni della settimana scritti in tre modi: prima scritti in romaji, poi in hiragana e infine in kanji.

Lunedì: Getsuyoobi – げつようび (月曜日)

Martedì: Kayoobi – かようび (火曜日)
Mercoledi: Suiyoobi – すいようび (水曜日)
Giovedì: Mokuyoobi – もくようび (木曜日)
Venerdì: Kinyoobi – きんようび (金曜日)
Sabato: Doyoobi – どようび (土曜日)
Domenica: Nichiyoobi – にちようび (日曜日)


Da Notare:

- ogni giorno della settimana termina allo stesso modo: 曜日 o ようび ( – yoobi).
Il termine - yoobi significa infatti “giorno della settimana”
- la parte iniziale del Kanji invece è diversa per ogni giorno della settimana:

1) 月 = significa “Luna”
2) 火 = significa “Fuoco”
3) 水 = significa “Acqua”
4) 木 = significa “Albero”
5) 金 = significa “Metallo”
6) 土 = significa “Terra”
7) 日 = significa “Sole”

- una curiosità a proposito del kanji del Sole; se ci fate caso potete trovare il kanji del Sole (日) anche in un’altra parola: 日本, Nippon, cioè Giappone, Paese del Sol Levante!
- da osservare è l’ultimo giorno della settimana: Nichiyoobi (日曜日).
Notato niente nel kanji di questa parola? Esattamente! Viene ripetuto due volte il simbolo日… perchè?
Nella stessa parola il kanji 日 viene letto sia “nichi” che “bi”.
Questo perchè, a seconda del contesto questo kanji può significare sia “sole” che “giorno”.
La prima volta che appare nella parola viene pronunciato “nichi” riferendosi a “Sole” mentre la seconda volta viene pronunciato, “bi”, riferendosi a “giorno“.
Nichiyoobi sarebbe un pò come dire “il giorno della settimana… del sole!”


Giapponese (lezione 13): Il tema (wa は)
Uno degli elementi più frequenti in una frase giapponese è il Tema.

Il tema di una frase è ciò di cui si parla, l’argomento.

L’indicatore che specifica la presenza del tema è la particella wa は (scritto con il kana di ha).
Esempio

Keiichi-san wa gakusei desu.
Keiichi è uno studente.

Il tema molto spesso viene confuso con il soggetto, questo perchè frequentemente accade che il soggetto e il tema coincidono però è un fatto che può anche non accadere.
E’ bene perciò comprendere e chiarire che il tema e il soggetto sono due concetti diversi, simili nella maggior parte dei casi, ma non sempre.

La particella wa spesso si trova nei discorsi, sia nei testi scritti che nelle conversazioni, nelle frasi descrittive, accompagna un argomento, un oggetto o una persona che viene trattato come tema principale della frase in questione su cui si sta facendo un commento o una spiegazione.

Niwa ni neko ga imasu. Neko wa kuroi desu.
In giardino c’è un gatto. Il gatto è nero

La prima frase, Niwa ni neko ga imasu, introduce per la prima volta “neko ga”, un gatto, che l’interlocutore molto probabilmente non conosce, di conseguenza essendo un’informazione nuova neko viene accompagnato da ga.
Nella seconda frase invece “neko ga” diventa “neko wa” perchè il gatto è stato già introdotto all’interlocutore che ora sa di cosa si sta parlando, di conseguenza oltre ad essere soggetto il gatto diventa il tema del discorso, l’argomento di cui si sta parlando.

Nella prima frase chi ascolta non sa ancora del gatto perciò nominandolo per la prima volta si usa “ga”.
Successivamente sia il parlante che l’ascoltatore continuano ancora a parlare del gatto che ora conoscono entrambi. Il gatto è ora il tema principale del discorso.

Però… non solo ciò che viene citato in una frase precedente può diventare tema del discorso! Anche qualcosa che il parlante e l’interlocutore conoscono già entrambi può essere diventare tema, qualcosa che vedono nello stesso momento in cui parlano o hanno entrambi in mente può diventare tema di una frase senza che questo venga nominato precendentemente.

Facciamo qualche esempio

Are wa kuroi neko desu.
Quello è un gatto nero.

“Are” (”quello”) è ciò che il parlante e l’ascoltatore vedono perfettamente ecco perchè usano wa.

Watashi wa itariajin desu
Io sono italiana

Per inserire wa accanto a watashi evidentemente chi ascolta sa chi sia “io” e sa già o immagina che io sia italiana.

Inu wa ningen no tomodachi desu
Il cane è amico dell’uomo

“Inu” (“cane”) è un nome generico e che sia un amico dell’uomo è qualcosa che è risaputo da tutti, non è una novità.

Apparte però questi casi, c’è da aggiungere che non è solo il soggetto di una frase che può diventare il tema del discorso ma anche altri complementi possono diventarlo. Vediamo quando ciò accade:

Ringo wa, kyoo tabemashita.
La mela, l’ho mangiata oggi [complemento oggetto - come per dire "per quanto riguarda la mela, l'ho mangiata oggi]

Koko ni wa uchi ga takusan arimasu
Qui ci sono molte case [complemento di luogo - come per dire "per quanto riguarda qui, questo posto, ci sono molte case]

Una volta che viene precisato qual’è il tema oppure è già evidente, non serve enunciarlo di nuovo a meno che non appare un nuovo tema e quindi diventa necessario specificarlo. Fino a quel momento però, una volta precisato, dopo si può anche omettere.

Esempio

1) Niwa ni neko ga imashita
In giardino c’era un gatto
2) Totsuzen niwa no naka de ana wo mitsukemashita
Improvvisamente nel giardino (il gatto) trovò una tana
3) Sono ana no naka ni wa, nezumi ga imashita
In quella tana (per quanto riguarda quella tana) c’era un topo
4) Neko wa totemo odorokimashita
Il gatto rimase sorpreso

Nella frase 2 il tema è sempre “neko” della frase 1, ma viene omesso perchè è stato già nominato nella precedente proposizione di conseguenza continuando ad essere sempre lo stesso tema non serve che venga ripetuto.
Nella frase 3 appare però un nuovo tema, che in precedenza era stato complemento oggetto: “sono ana no naka ni wa“, ovviamente ora nuovo tema del discorso indicato con wa.
“Nezumi ga”, nella frase 3 è ora il nuovo soggetto, che essendo per la prima volta nominato, essendo una nuova informazione, come soggetto del discorso viene accompagnato da ga.
Nella frase 4 “neko” ritorna ad essere di nuovo il tema del discorso e soggetto della frase per cui viene nuovamente specificato e accompagnato da wa.
In questo caso non viene usato ga perchè il gatto lo conosciamo già, è stato introdotto precedentemente nel discorso quindi non rappresenta nulla di nuovo.


Giapponese (lezione 14): Wa (は) e Ga (が)
La differenza tra Wa (は) e Ga (が) è una difficoltà che assilla molti, se non tutti coloro che iniziano a studiare il giapponese.

Le domande più frequenti sono:

- quando uso ga?
- quando uso wa?
- cosa indica ga?
- cosa indica wa?

Riprendiamo quindi la prima parte della lezione 8 e continuamo ad approfondire gli usi di Wa (は) e Ga (が)

Come abbiamo chiarito in precedenza, wa indica il tema della frase.

Un altro uso di wa però è quello di indicare i contrasti; si usa quando ad esempio si vuol esprimere frasi come “ una cosa è X mentre un’altra non lo è”.

Vi faccio degli esempi:

Akane san wa gakkoo ni kimashita ga, Marika-san wa kimasendeshita.
Akane san è venuta a scuola ma Marika no (non è venuta)

Akira kun wa ringo wa tabemasu ga ichigo wa tabemasen
Akira mangia le mele ma non mangia le fragole

Note: Il “ga” in questi due casi NON è da considerarsi posposizione. In entrambe le frasi ga ha valore avversativo, come già detto nella lezione 8, e significa semplicemente “ma” o “però”.

Ora vi propongo un altro esempio che denota la differenza tra l’uso di ga e l’uso di wa per quanto riguarda i “contrasti”.

1) Neko wa sukidesu
I gatti mi piacciono

(con wa viene inteso come se mi piacessero i gatti ma gli altri animali no)

2) Neko ga sukidesu
I gatti mi piacciono

(con ga viene inteso come se piacessero i gatti, punto. L’informazione è quella, non specifica se mi piacciono altri animali oppure no.
La frase afferma semplicemente che mi piacciono i gatti.)

Come anticipato precedentemente, wa può prendere il posto di wo e accompagnare il complemento oggetto, se è proprio l’informazione contenuta nell’oggetto ad essere negata.
Sappiate che questo principio non vale solo per il complemento oggetto ma per qualsiasi altro complemento contenga un’informazione che si vuole negare.

Vediamo degli esempi:

Kono syashin wo mimasendeshita ka
Hai visto questa foto?

A questa domanda si può rispondere in due modi:

1) Iie, kono syashin wa mimasendeshita.
No, questa foto non l’ho vista:

(Usando wa, si intende che il soggetto non ha visto questa foto ma si presume però ne abbia viste delle altre, ed è solo questa quella che non ha visto)

2) Iie, mimasendeshita.
No, non l’ho vista. (semplicemente)

Ma come detto prima, questo uso di wa si può applicare non solo al complemento oggetto ma anche ad altri complementi se questi contengono l’informazione che viene negata.

Esempio:

Ashita gakkoo e ikimasu ka
Vai a scuola domani?

A questa domanda si può rispondere in 3 modi diversi:

1) Iie, ashita wa ikimasen
No, domani non vado.

(Ciò che viene negato è “ashita” cioè “domani”. Negando ashita intendo dire che è domani che io non vado a scuola ma negli altri giorni si. E’ quindi il domani l’informazione che io nego).

2) Iie, gakkoo e wa ikimasu
No, a scuola non ci vado.

(Ciò che stavolta sto negando è “gakkoo e” cioè “a scuola”. Negando gakkoo e intendo dire che domani non ho intenzione di andare a scuola ma ho intenzione di andare altrove. E’ quindi la scuola è l’informazione che io nego).

3) Iie, ikimasen
No, non vado (semplicemente)

Come già ampiamente chiarito, il soggetto, nelle frasi descrittive viene indicato con ga.
Tutto ciò che è descrittivo, è un’informazione nuova, quindi si usa ga.
Una frase che non è descrittiva ma abituale è un’informazione data, già conosciuta quindi si usa wa.

In sintesi, ricordate sempre che:

GA indica il NUOVO
WA indica il DATO

Altro uso ancora particolare di Wa (は) e Ga (が), lo si può trovare nelle frasi interrogative con pronomi o aggettivi interrogativi.

Se il pronome viene messo al posto del soggetto viene seguito da ga altrimenti viene seguito da wa.
Inoltre nelle domande interrogative con pronome o aggettivo interrogativo, a seconda se nella domanda viene usato ga o wa, la stessa particella viene poi ripetuta anche nella risposta.

Vi faccio due esempi:

1) Dare ga gakkoo ni kimashita ka
Chi è venuto a scuola?

Kotoko san ga kimashita
E’ venuta Kotoko.

(Kotoko è un’informazione NUOVA)

2) Soujiroh san wa doko e ikimashita ka.
Dov’è andato Soujoroh?

(Soujiroh san wa) gakkoo e ikimashita.
Soujiroh è andato a scuola.

(Soujiroh è un’informazione DATA, infatti nella risposta si può anche omettere)


Giapponese (lezione 15): Ellissi delle parole
Nella lingua giapponese è comune il fenomeno dell’ellissi, ossia è facile trovare frasi in cui le parole vengono omesse.

Per risparmiare tempo, sforzo e abbreviare nelle risposte e nei dialoghi, le frasi giapponesi permettono di omettere alcune parole.
Ovviamente però l’omissione delle parole può avvenire solo se l’omettere alcune parole non interferisce con la comprensione del messaggio della frase.

Possono essere soggetti ad ellissi elementi che sono già evidenti e chiari a coloro che parlano e che, se omessi, non “disturbano” la comprensione del discorso.

Vi faccio un esempio:

A: Nobu-chan wa gakkou de nani wo benkyo shimashita ka
(Nobu-chan cosa ha studiato a scuola?)
B: Nihongo wo benkyo shimashita
(Ha studiato il giapponese)

Nella risposta che abbiamo dato, “Nihongo wo benkyo shimashita”, abbiamo potuto omettere:

- il soggetto/tema (Nobu-chan)
- complemento di luogo (gakkou de)

… visto che entrambi gli interlocutori sanno già di cosa stiamo parlando (Nobu-chan) e di dove abbia studiato.
Chi risponde alla domanda, sapendo già di chi si sta parlando dalla domanda , nella sua risposta non è necessario che ripeta di nuovo il soggetto/tema o il luogo in cui ha svolto l’azione il soggetto/tema.

Un discorso apparte va fatto per il predicato.

Nonostante si possa, anch’esso, comprendere dalla domanda, non può essere omesso come il complemento di luogo o il soggetto/tema.

Il predicato è l’unico elemento della frase che non può essere mai eliminato o omesso.
In breve, è possibile omettere tutti gli elementi già presenti nella domanda tranne il predicato!
Il predicato non va mai omesso ma sempre specificato e ripetuto nella risposta.

Esempio:

- Kyou doko e ikimashita ka?

Risposta corretta: Gakkou e ikimashita
Risposta sbagliata: Gakko e


Giapponese (lezione 16): Ellissi del tema
Continuiamo ancora a parlare di ellissi.

Andremo ora ad analizzare cosa accade quando viene omesso il tema della frase.

Ricordando sempre che il tema di una frase è sempre quello accompagnato dalla particella “Wa” , vediamo ora quando precisamente il tema può essere omesso:

a) Quando frasi in successione hanno il tema in comune.
Se in una prima frase si parla di qualcosa, in una seconda frase questo “qualcosa” viene considerato un’informazione data, di conseguenza può essere omesso.

Esempio:

Watashi no tomodachi wa gakkoo de suugaku wo oshiete imasu.
(Watashi no tomodachi wa) maiasa nanaji ni uchi o demasu.

La mia amica insegna matematica al liceo.
(La mia amica) esce di casa alle otto ogni mattina.

b) Si può inoltre omettere il tema se questo è un elemento vicino sia a chi parla che a chi ascolta e quindi facilmente deducibile da entrambi dalla situazione senza la necessità di ulteriori spiegazioni.

Esempio:

A: (Sore wa) nan desu ka.
Cosa è (quello)?

B: (Sore wa) daifuku desu
(Quello) è un daifuku.

O ancora:

A: (Anata wa) kinoo ginkoo e ikimashita ka
(Tu) sei andato in banca ieri?

B: Iie, (watashi wa) ikimasen.
No, (io) non ci sono andato.

c) Un elemento che non è tema in una frase ma che lo diventa nella frase successiva, può essere omesso.

Esempio:

Kinoo Akira-san ga bara wo kuremashita
(Sono bara wa) akai deshita.

Ieri Akira mi ha regalato una rosa.
(Quella rosa) era rossa.

Ancora ellissi…

Un piccolo appunto che voglio farvi prima di proseguire con l’argomento “ellissi” che è molto importante sapere è che il soggetto indefinito, che in italiano sappiamo si costruisce usando “uno” o il “si” impersonale, in giapponese non viene espresso.
Come rendere allora una frase impersonale?

Esempio:

Koko ni kuruma wo tomete wa ikimasen
Qui non si può parcheggiare.

Ritornando al concetto di ellissi, nella lingua giapponese può capitare a volte che in un discorso si possa omettere addirittura intere parti di una frase.
Questo succede quando chi parla è in difficoltà perchè la sua richiesta può essere sgarbata o imbarazzante.

Esempio:

A: Tabako wo sutte mo ii desu ka
Posso fumare?

B: Eto.. chotto .. tabako wa… (si lascia in sospeso la frase)
Ehm.. veramente… il fumo…

Si lascia incompleta la frase per l’imbarazzo nella richiesta ma è chiaro, anche se non è detto esplicitamente, che l’interlocutore non gradisce il fumo.

Nonostante l’ellissi sia molto comune nella lingua giapponese tuttavia ci sono delle regole che vanno rispettate prima di elidere parti di una frase.
Ad esempio non si può omettere mai un elemento che porta un’informazione nuova (solitamente rappresentata da “ga”) prima di altri elementi che portano informazioni già date.

Esempio:

A: Gakkoo made kuruma de kimashita ka.
Sei venuto a scuola con la macchina?

B1: Hai, kuruma de kimashita (Corretta)

B2: Hai, gakkoo made kimashita (Sbagliata)


Perchè B2 è sbagliata?

Basta osservare la domanda per capirlo.

La domanda chiede esplicitamente “con quale mezzo” l’interlocutore è arrivato a scuola;
A chi fa la domanda interessa sapere prevalentemente questo, e questo infatti è il dato più importante.

La risposta B2 è quindi errata perchè viene omesso “kuruma de” (con la macchina), cioè viene omesso ciò che in realtà interessava sapere a colui che ha fatto la domanda.

Rispondere usando la frase B2 risulta quindi come se in realtà l’interlocutore non avesse affatto risposto alla domanda!


Pertanto la risposta giusta è la B1:

Hai, kuruma de kimashita
Si, sono venuto con la macchina.


Giapponese (lezione 17): Ellissi (approfondimento)
Dopo aver ampiamente parlato di ellissi nelle precedenti lezioni, concludiamo ora l’argomento con qualche ultimo approfondimento su quello che può essere l’ellissi all’interno di una frase.

Una cosa che può accadere a volte nel linguaggio colloquiale è l’omissione delle particelle agglutinanti.
Questo fenomeno può accadere solo a due condizioni:

1) il parlante e l’ascoltatore possono capire con facilità i casi che le eventuali particelle dovrebbero indicare e di conseguenza possono anche essere omesse

2) ai complementi accompagnati da esse non si da particolare risalto, cioè i complementi non hanno particolare importanza e non hanno bisogno di essere messi in risalto perciò le particelle che indicano tali complementi possono mancare all’interno della frase.

Facciamo qualche esempio:

1) おりんご (を) ください
Oringo (wo) kudasai
Mi dia delle mele per favore

2) さかな (が) 好きですか.
Sakana (ga) sukidesu ka
Ti piace il pesce?

A proposito della particella “ga” ( が ) che indica il soggetto, come sapete già, può essere omessa solo se la frase porta un’informazione che l’ascoltatore si immagina, si aspetta, conosce già o comunque è qualcosa che appartiene all’ascoltatore.

Ad esempio:

せんせい から メール (が) 来ましたか
Sensei kara meeru (ga) kimashita ka.
Hai ricevuto una mail dall’insegnante?

In questo caso si presume che l’ascoltatore sapesse già della mail anche perchè è proprio chi ascolta l’interessato che avrebbe dovuto ricevere la mail.
E’ a conoscenza della mail quindi non c’è nessuna nuova informazione per l’ascoltatore che sa già l’argomento della domanda e quindi “ga” (が) può anche essere omesso.

Ancora può facile è il discorso per la particella “wa” ( は) perchè, come abbiamo precedentemente imparato, quando si usa questa particella è chiaro che ci si riferisce ad un’informazione “data” che sia chi parla che chi ascolta conosce bene quindi ancora più facilmente rispetto a “ga” (が) può essere omessa.

Vi faccio qualche esempio:

この映画 ( は) なかなか いい です よ
Kono eiga (wa) nakanaka ii desu yo.
Questo film è abbastanza carino

その スカート ( は) すてき です ね
Sono sukaato (wa) suteki desu ne
Quella gonna è bella! (Inteso come: quella gonna che stai indossando)

Entrambi, sia l’ascoltatore che il parlante hanno già l’attenzione focalizzata sulla gonna o sul fil e sanno entrambi di cosa stanno parlando, quindi wa, che già di per sè porta sempre un’informazione “data” in questo caso può addirittura essere omesso.


Giapponese (lezione 18): Altri tipi di frasi
Dopo aver parlato ampiamente di ellissi all’interno di una frase, riprendiamo ora l’argomento trattato nella lezione 10.

Nella lezione 10, abbiamo elencato e parlato di alcuni tipi di frasi: frase semplice e frase complessa, frase con predicato nominale, frase con predicato aggettivale e frase con predicato verbale.

A questi tipi di frase abbiamo poi aggiunto la frase interrogativa e la frase dichiarativa, che abbiamo diviso in dichiarativa negativa e dichiarativa affermativa.
Adesso, a questi tipi di frasi voglio aggiungerne altri 4 tipi:

- frase descrittiva
- frase che esprime un giudizio
- frase esclamativa
- frase imperativa

Frase descrittiva

Una frase descrittiva è una proposizione nella quale il parlante riporta o descrive un fatto, una situazione o un evento esattamente come lo ha visto o sentito senza aggiungere la sua opinione.

Ad esempio:

美 咲 さん が 家に 来ました
Misaki-san ga uchi ni kimashita
Misaki è venuta a casa (mia).

oppure

今日 は 桜がきれいでした
Kyou wa Sakura ga kirei deshita
Oggi i fiori di ciliegio erano belli

Come vedete queste frasi raccontano di qualcosa o descrivono un evento o una situazione.
Questo tipo di frasi, quasi sempre, usano verbi intransitivi o verbi di esistenza come “iru いる” o “aru ある”.
Tuttavia possono usare anche verbi transitivi che vogliono il complemento oggetto come ad esempio:

せんせいが本を読んでいます
Sensei ga hon wo yonde imasu
L’insegnante sta leggendo un libro

Il contenuto di una frase descrittiva viene presentato sempre come qualcosa di nuovo di conseguenza ad accompagnare il soggetto è sempre “ga が”.

Frase che esprime un giudizio

La frase che esprime un giudizio è una frase con la quale il parlante esprime un parere o aggiunge un commento; perciò l’informazione che da la frase non è nuova ma è qualcosa di già noto a chi ascolta di conseguenza il soggetto viene accompagnato da “wa は”.

Esempio:

大輔さん は まじめな 学生です
Daisuke san wa majimena gakusei desu
Daisuke è uno studente serio.

Frase esclamativa

La frase esclamativa esprime nel modo più diretto possibile i sentimenti di chi parla, sentimenti che possono essere ammirazione, stupore, sorpresa, felicità, rabbia ecc…
E’ un tipo di frase dove viene omesso il soggetto e ciò che viene usato spesso sono aggettivi con l’aggiunta di particelle finali quali “na な” o “nee ねえ “ o altre forme allungate.

Esempi:

あついな!
Atsui na!
Che caldo!

ああ, こわかつた!
Aa, Kowakatta!
Che paura!

ああ, つかれた!
Aa Tsukareta!
Che stanchezza!

Frase imperativa

La frase imperativa esprime un ordine, un divieto, una richiesta o un’esortazione.

Esempi:

急いで!
Isoide!
Velocemente!

煙草をすわ吸わないでください!
Tabako wo suwanaide kudasai!
Per favore non fumare!


Giapponese (lezione 19): La frase nominale e il verbo Desu です (parte 1)
La frase con predicato nominale ” … は…で” “… wa… desu” è una frase costituita da un predicato nominale, cioè un insieme di nome, o sintagma nominale, e copula (ですdesu), che nella maggior parte dei casi corrisponde al verbo essere in italiano.

Questo tipo di frase è molto utile per esprimere qualità o caratteristiche del soggetto.

Vi faccio alcuni esempi:

私は桜です

Watashi wa Sakura desu

Io sono Sakura (nelle presentazioni)

あなたは日本人です

Anata wa nihonjin desu

Tu sei giapponese (per esprimere la nazionalità)

かれはせんせいです

Kare wa sensei desu

Lui è un insegnante (per esprimere un’occupazione)

Può però succedere che desu venga tradotto con il verbo avere se questo viene usato per esprimere l’età.

Esempio:

A: あなたはなんさいですか

A: Anata wa nansai desu ka

Quanti anni hai? (inteso come “di quanti anni sei“?)

B: 五十一才です

B: Gojuissai desu

Ne ho 51

La frase con predicato nominale può essere usata anche per dare indicazioni:

学校はあちらです

Gakkou wa achira desu

La scuola è da quella parte



Oppure per indicare possesso come ad esempio:

これは私の本です

Kore wa watashi no hon desu

Questo è il mio libro

Nella costruzione di una frase con sintagma nominale ciò che generalmente accompagna il soggetto o tema della frase è “wa“

Tuttavia è possibile trovare, all’interno di questo genere di frasi, anche “ga” che però non svolge la stessa funzione di “wa”

Dopo aver approfondito le funzioni e differenze tra wa e ga nelle precedenti lezioni, saprete sicuramente che wa accompagna sempre il tema della frase, cioè accompagna un’informazione già DATA mentre ga accompagna il soggetto della frase e contemporaneamente anche un’informazione NUOVA per l’ascoltatore.


Quando allora è possibile trovare ga in una frase con predicato nominale?

Esempio:

私が桜です

Watashi ga Sakura desu

Sakura sono IO (inteso come io e non un’altra persona)

Quindi viene inserito ga al posto di wa tutte le volte che si vuole mettere in evidenza qualcosa (come nell’esempio di prima) o quando si da un’informazione nuova che chi ascolta non conosce ancora, esattamente come abbiamo imparato nelle precedenti lezioni.

Vi propongo ora un piccolo schema che vi riepiloga la coniugazione della copula ですdesu:

tabella-desu

Ovviamente per il momento prendete in considerazione solo il tempo presente e passato.

Gli altri tempi li approfondiremo in seguito, quando studieremo anche particolari costrutti.

Note: De wa, nella forma colloquiale può essere enunciato e contratto con じゃ Ja.

Vi faccio qualche esempio con la copula ですdesu, coniugata:


あなたは学生です

Anata wa gakusei desu

Tu sei uno studente

あなたは学生ではありません (o じゃありません)

Anata wa gakusei de wa arimasen (o jaarimasen)

Tu non sei uno studente

私はせんせいでした

Watashi wa sensei deshita

Io ero un insegnante


私はせんせいではありませんはせんせいでした

Watashi wa sensei de wa arimasen deshita

Io non ero un insegnante


Giapponese (lezione 20): La frase nominale e il verbo Desu です (parte 2)
Proseguiamo ancora con la frase nominale e il verbo desu です e vediamo ora come costruire una frase interrogativa nominale che richiede come risposta si o no.

Per costruire una frase interrogativa di questo genere bisogna mettere Ka か dopo la copula e cambiare l’intonazione della frase alla fine rendendola appunto interrogativa.

Ecco la costruzione:

SOGGETTO/TEMA + WA は + PRONOME INTERROGATIVO + COPULA DESU です + KA か

Per evitare la ripetizione nella risposta il nome può essere sostituito con Sou そう (”così”), come ad esempio:

A: あれは本ですか
A: Are wa hon desu ka
Quello è un libro?

Possibili risposte:

B1: はい, 本です
B1: Hai, hon desu
Si è un libro

B2: はい,そうです
B2: Hai sou desu
Si, è così (come dici)

B3: いいえ,本ではありません (o じゃありません)
B3: Iie, hon de wa arimasen (o Jaarimasen)
No, non è un libro

B4: いいえ,そうではありません (o じゃありません)
B4: Iie, sou de wa arimasen (o jaarimasen)
No, non è come dici



Costruiamo ora una domanda con un pronome interrogativo:

A: これは何ですか
A: Kore wa nan desu ka
Questa cosa è?

B: (これは)鉛筆です
B: (Kore wa) enpitsu desu
(Questa) è una matita

Ovviamente nella risposta il nome si può anche omettere dato che è già presente nella domanda e l’ascoltatore sa di cosa si sta parlando.

Proviamo ora a costruire una domanda al passato con pronome interrogativo:

A: せんせいはだれでしたか
A: Sensei wa dare deshita ka
L’insegnante chi era?

B: (せんせいは)私の友達でした
B: (Sensei wa) watashi no tomodachi deshita
(L’insegnante) era un mio amico

Ancora qualche esempio con altri tipi di domande con pronome interrogativo:

昨日は何日でしたか
- Kinoo wa nannichi deshita ka
Ieri che giorno era?

あなたの誕生日はいつですか
- Anata no tanjoubi wa itsu desu ka
Quando è il tuo compleanno?

学校はどこですか
- Gakkou wa doko desu ka
Dov’è la scuola?

La costruzione della frase interrogativa cambia se il pronome interrogativo è il soggetto della frase.
In quel caso la costruzione sarà:

PRONOME INTERROGATIVO + GA が + COPULA DESU + KA か

Esempio:


A: だれがあなたの彼ですか
A: Dare ga anata no kare desu ka
Chi è lui?
B: 私のお兄さんの友達がです
B: Watashi no oniisan no tomodachi ga desu
E’ un amico di mio fratello



Come abbiamo visto si risponde alla domanda usando ga が anche nella risposta proprio perchè l’informazione che viene chiesta è NUOVA, è un’informazione che chi fa la domanda non conosce e proprio per quel motivo la chiede.
Inoltre è regola che a domande con ga corrisponde risposta con ga が.
Stessa regola vale per la particella wa は.


Giapponese (lezione 21): La frase nominale ellittica
In questa lezione vi presento un particolare costrutto chiamato in giapponese “Unagi-bun” うなぎ (”frase-anguilla“).
Questo particolare costrutto ha la stessa forma della tradizionale frase con predicato nominale …”wa…desu…” は…です”.. e infatti si costruisce sostituendo il predicato verbale proprio con です desu.

Esempio:

Prendiamo una normale frase come questa:

私はらーめんをちゅうもんします. あなたは?
Watashi wa raamen wo chuumon shimasu. Anata wa?
Io ordino del raamen. E tu?

Costruiamo ora la frase-anguilla sostituendo il verbo “Chuumon Shimasu” con “Desu” in modo da ottenere la frase:

私はらーめんです
Watashi wa raamen desu

La traduzione letterale dovrebbe essere “io sono il ramen” ma in realtà questa frase si traduce correttamente con “io ordino il raamen” esattamente proprio come se ci fosse stato “chuumon shimasu” al posto di desu.
Ciò che avviene quindi in una frase-anguilla è una forma di ellissi, può cioè accadere che il verbo venga sostituito ( a volte) dalla copula “desu“.

Per maggiore chiarezza vi propongo un altro esempio:

しゃちょうはロマにいっています
Shachou wa Roma ni itte imasu
Il presidente ora si trova a Roma
(lett. Il presidente è Roma)

Una “frase-anguilla” in pratica, nel tradurla dal giapponese all’italiano va assolutamente corretta e va resa nella forma giusta secondo le regole dell’italiano.
Non traducetela mai letteralmente.

Immagino però ora le vostre perplessità: sicuramente vi chiederete a questo punto come si fa a distinguere una frase-anguilla da una semplice frase nominale dato che la struttura è la stessa, cioè

Soggetto + wa は+ Sintagma nominale + desu です

A capirlo le uniche cose che vi aiuteranno sono il contesto e il senso del discorso.
In fondo non penso sia credibile qualcuno che affermi di essere il “raamen“.. no?


Giapponese (lezione 22): La frase aggettivale
Abbiamo già incontrato la frase aggettivale nella lezione 10 quando abbiamo parlato dei diversi tipi di frase.
In quell’occasione abbiamo detto che la frase con predicato aggettivale non è altro che una frase che ha come predicato un aggettivo o sintagma aggettivale.

Dovete sapere che gli aggettivi in giapponese si comportano in maniera diversa rispetto agli aggettivi in italiano: in giapponese infatti si coniugano come i verbi secondo il tempo (passato e non passato) e secondo la categoria di affermazione/negazione.

La costruzione di una frase con predicato aggettivale è

SOGGETTO/TEMA + WA + PREDICATO AGGETTIVALE + COPULA (ですDesu)

Vi faccio degli esempi:

私のお姉ちゃんはかわいいです
Watashi no oneechan wa kawaii-desu
Mia sorella è carina

あの彼女はきれいです
Ano kanojo wa kirei-desu
Quella ragazza è bella

これ本はたかくありません
Kore hon wa takakuarimasen
Questo libro non è caro.

Prestiamo attenzione ora all’ultima frase, in particolar modo osserviamo l’aggettivo たかくありませんtakakuarimasen: in giapponese, in una frase con predicato aggettivale, ciò che si coniuga è SEMPRE l’aggettivo e NON il verbo Desu です, di conseguenza una frase come:


これ本はたかいではありません
Kore hon wa takai de wa arimasen

e’ ERRATA!
Ciò che viene espresso nella sua forma negativa è l’aggettivo e non il verbo.

A questo punto la domanda sorge spontanea: come faccio a sapere come coniugare un aggettivo?

Esistono due forme di aggettivi e di ciascuna forma esistono diversi modi differenti di coniugazione, sia nella forma affermativa che nella forma negativa, perciò cerchiamo di fare un passo alla volta e rimandiamo questo particolare argomento alla prossima lezione.

Adesso invece proviamo a costruire una frase con predicato aggettivale interrogativa: nulla di più semplice poichè il procedimento è lo stesso a quello applicato per costruire una frase interrogativa con predicato nominale, basta infatti aggiungere la particella ka か alla fine della frase e il tutto acquista un tono interrogativo.
L’unica cosa a cambiare, rispetto alla frase con predicato nominale, è la risposta: se ben ricordate, alla frase con predicato nominale si poteva facilmente rispondere con brevi espressioni come そうですSou desu.

Con la frase interrogativa con predicato aggettivale ciò NON è possibile farlo.

Vi faccio un esempio.

Alla domanda:


あの彼女はきれいですか
Ano kanojo wa kirei-desu ka.
Quella ragazza è carina?

Si può rispondere:

B1: はい, きれいです
Hai, kirei desu
Si, è carina
oppure

B2: いいえ, きれいじゃない (o きれいじゃありません)
Iie, kireijanai (o kireijaarimasen)
No, non è carina

Queste sono le uniche due risposte possibili.


Giapponese (lezione 23): Aggettivi
Per comprendere con chiarezza la frase con predicato aggettivale e quindi sapere bene come coniugare gli aggettivi, da questa lezione in poi ci occuperemo per un pò di aggettivi.

Come già sapete gli aggettivi non hanno variazione di genere o numero quindi non concordano con il nome a cui sono associati, come invece accade in italiano, ma hanno una loro coniugazione come per i verbi, quindi hanno una loro forma al presente (chiamato “non passato“) e al passato, affermativa e negativa, forma cortese o piana.

Tranquilli! Andiamo per ordine e con calma.
Partiamo dall’inizio e dividiamo gli aggettivi in due gruppi diversi: aggettivi in -i e aggettivi in -na.

Gli aggettivi in -i sono così chiamati proprio perchè finiscono in -i intesa però come staccata dall’ultima sillaba dell’aggettivo.
Esempi di aggettivi in -i sono:

Tsuyo-i 強い, Hiro-i 広い, Kuro-i 黒い

Gli aggettivi in -na, vengono così chiamati per il suffisso “na” che viene aggiunto all’aggettivo e di solito ciò avviene quando l’aggettivo è in funzione attributiva.
In questa categoria rientrano anche tutti gli aggettivi che hanno una straniera derivazione e sono scritti in katakana.

Esempi di aggettivi in -na sono:

Shinsetsu 親切 (na), Shizuka 静か(na), honto 本当 (na)

Ovviamente gli aggettivi in na, nel dizionario li troverete senza il “na” , suffisso che viene aggiunto successivamente all’utilizzo nelle frasi.

Comportamento degli aggettivi in una frase

Compresi questi due gruppi, prima di passare alla loro coniugazione, è bene prima conoscere ancora qualcosa: il comportamento degli aggettivi all’interno di una frase.
Un aggettivo infatti cambia a seconda della funzione che svolge, perciò è importante capire se l’aggettivo, nella frase in questione, svolge funzione di attributo oppure di predicato aggettivale.

Funzione attributiva

Gli aggettivi in -i quando sono in funzione attributiva precedono sempre il sostantivo che qualificano e non cambiano in genere o numero.

Esempio:


強いこども
Tsuyoi kodomo
Un bambino forte

Anche gli aggettivi in -na precedono sempre il sostantivo che qualificano però vengono seguiti dal suffisso -na.

Esempio:

親切-な人
Shinsetsu-na hito
Una persona gentile

Funzione di predicato aggettivale

Gli aggettivi in -i in funzione di predicato aggettivale, svolgono la funzione di predicato e sono quindi posizionati a fine frase come se fossero verbi e in questo caso l’aggettivo si coniuga proprio come un verbo.
Possono stare da soli oppure essere accompagnati dalla copula Desu per elevare il livello linguistico della frase e pronunciare qualcosa di più cortese ma in quel caso Desu です NON VA CONIUGATO.
Esempi:


このくるまははやいです
Kono kuruma wa haya-i desu
Questa macchina è veloce

このくるまははやくないです(o はやくありません o はやくない)
Kono Kuruma wa hayakunaidesu (o hayakuarimasen o hayakunai)
Questa macchina non è veloce

このくるまははやかったですはやかった
Kono kuruma wa hayakatta desu (o hayakatta)
Questa macchina era veloce

このくるまははやくなかったです (o はやくありませんでした o はやくなかった)
Kono kuruma wa hayakunakatta desu (o hayakuarimasen deshita o hayakunakatta)
Questa macchina non era veloce

Gli aggettivi in -na in funzione di predicato aggettivale, come gli aggettivi in -i sono posizionati alla fine della frase e anch’essi sono coniugati e seguiti dalla copula nello stile cortese.
In questo caso però gli aggettivi in -na non vengono coniugati: ad essere coniugata è la copula desu mentre l’aggettivo viene trattato come se fosse un sostantivo.

この彼女はしんせつです (o しんせつだ)
Kono kanojo wa shinsetsu desu (o shinsetsu da)
Questa ragazza è gentile

この彼女はしんせつではありません (o しんせつじゃありません o しんせつではない o しんせつじゃない)
Kono kanojo wa shinsetsu de wa arimasen (o shinsetsu jaarimasen o shinsetsu de wa nai o shinsetsu ja nai)
Questa ragazza non è gentile

この彼女はしんせつでした (o しんせつだった)
Kono kanojo wa shinsetsu deshita (o shinsetsudatta)
Questa ragazza era gentile

この彼女はしんせつありませんでした (o しんせつじゃありませんでした o しんせつではなかった o しんせつじゃなかった)
Kono kanojo wa shinsetsu de wa arimasen deshita (o shinsetsu jaarimasendeshita o shinsetsu de wa nakatta o shinsetsu jaanakatta)
Questa ragazza non era gentile

Questi sono esempi di tutte le possibili coniugazioni.
All’inizio non sembra facile però anche se le cose cominciano ad essere più complesse, continuate ad esercitarvi e ad impegnarvi.
Con il tempo e la pratica riuscirete ad imparare tutte le coniugazione e arricchire ancora le vostre frasi.

Per aiutarvi nello studio vi ho preparato alcuni schemi che pensano possano esservi utili, potete consultarli ogni volta che ne avete bisogno:

aggettivo-11

aggettivo-21

aggettivo-31

aggettivo-4


Giapponese (lezione 24): I gradi dell'aggettivo
Compreso nella lezione precedente i tipi di aggettivi, come si comportano in una frase e come coniugarli adeguatamente, analizziamo ora i gradi dell’aggettivo qualificativo.
Esistono quattro tipi o gradi di comparazione diversi di aggettivo: comparativo di maggioranza/minoranza, comparativo di uguaglianza, superlativo relativo e superlativo assoluto.

Comparativo di maggioranza/minoranza

Per esprimere il Grado di Maggioranza/Minoranza si usa la particella Yori より posposta sempre al secondo termine di paragone e posizionata prima dell’aggettivo coniugato.

Ad esempio:

ローマはナポリよりおおきです
Rooma wa Napori yori ookidesu
Roma è più grande di Napoli

Ovviamente questa procedura vale sia per il comparativo di maggioranza che di minoranza poichè se Roma risulta essere più grande di Napoli, è chiaro che stiamo anche affermando che Napoli è meno grande di Roma.

Comparativo di uguaglianza

Per esprimere il Comparativo di Uguaglianza si usa la particella To と posposta al secondo termine di paragone e l’epressione Onaji Gurai 同じぐらい(”uguale come” o “quasi uguale come“) posta prima dell’aggettivo.
Ad esempio:


この本はその本と同じぐらいおもしろいです
Kono hon wa sono hon to onaji gurai omoshiroidesu.
Questo libro è interessante quasi quanto quello (inteso come “quel libro)
Altra variante però poteva anche essere:
この本はその本とおもしろいです
Kono hon wa sono hon to omoshiroidesu
Questo e quel libro sono interessanti (in egual modo)

In questo caso, togliendo onaji gurai 同じぐらい e lasciando solamente To と avremmo unito gli elementi (”questo libro” e “quello”) e li avremmo resi interessanti in ugual modo senza nessun “quasi o quasi quanto…“.

Superlativo Relativo

Il Superlativo Relativo si esprime usando la particella De で posizionata dopo il sostantivo che indica il luogo o l’ambito d’azione dell’aggettivo della frase e prima della parola Ichiban 一番 (”il più“).

Ad esempio:

この彼女はこのクラスで一番かわいいです
Kono kanojo wa kono kurasu de ichiban kawaiidesu
Questa ragazza è la più carina della classe.

In questo esempio De で è stato posto dopo la parola kurasu proprio perchè kurasu クラスè il luogo o ambito d’azione dell’aggettivo.
Questa ragazza è stata messa in relazione al resto della classe, è la più carina rispetto alla classe quindi “classe” è la parola che verrà seguita dalla particella “de” で.
Ovviamente dopo Deで va Ichiban 一番 e l’aggettivo coniugato.

Superlativo Assoluto

Per il Superlativo Assoluto abbiamo bisogno di ricorrere all’aiuto degli avverbi, argomento che approfondiremo in seguito.
Ad ogni modo nulla di difficile, vi basta sapere che l’avverbio precede, nella frase, l’aggettivo che deve “rendere assoluto”.

Ad esempio:


きのうたいへんおもしろいほよみました
Kinou taihen omoshiroi hon o (wo) yomimashita
Ieri ho letto un libro molto interessante/interessantissimo.

Taihen たいへん (”molto”) è l’avverbio che rende assoluto l’aggettivo della frase.


Giapponese (lezione 25): Avverbializzazione di un aggettivo
Come sappiamo gli avverbi, in italiano, provengono dagli aggettivi.
La stessa cosa accade in giapponese: sia l’aggettivo in -i che l’aggettivo in -na, possono diventare avverbi modificando semplicemente la parte finale dell’aggettivo.
Attenzione però! La modifica è differente per le due categorie di aggettivi.

Nel primo caso in cui abbiamo un aggettivo in -i, la i finale viene sostituita da -ku く

Ad esempio:
Hayai はやい (veloce) diventa Hayaku はやく (velocemente)

Nel secondo caso, per tutti gli altri aggettivi che solitamente aggiungono la particella -na alla fine, aggiungono invece la particella -ni に

Hontou ほんとう (vero) diventa Hontou ni ほんとうに (veramente)

Facciamo ora un esempio per ciascun caso:


もっとはやくに行きます
Motto hayaku ni ikimasu
Vai più velocemente

かれはほんとうに信じた
Kare wa hontou ni shinjita
Lui ci ha creduto veramente


Giapponese (lezione 26): Congiunzione degli aggettivi in una frase giapponese
Stiamo già imparando a conoscere gli aggettivi, conosciamo già infatti che ne esistono due tipi (in -i い e in -na な), che si coniugano come verbi, che possono avere valore attributivo o di predicato aggettivale.
Abbiamo imparato i gradi dell’aggettivo (comparativo di maggioranza/minoranza e superlativo) e come ottenere un avverbio.

Però! Come tutti sappiamo all’interno di una frase possono esserci più di un aggettivo!
Come avviene la congiunzione degli aggettivi in una frase giapponese?

Sappiate che in entrambe le funzioni, sia attributiva che di predicato aggettivale, gli aggettivi in una frase possono essere più di uno e la loro congiunzione non avviene con la particella と To come per i sostantivi ma seguendo altre modalità.
Nel caso dell’aggettivo in -i い gli aggettivi che vengono uniti, escluso l’ultimo, prendono la forma avverbializzata; se quindi abbiamo l’aggettivo takai たかい, l’avverbio è takaku たかく al quale si unisce -て te ottenendo così takakute たかくて.
Questa è la cosiddetta V-te てdegli aggettivi.
Ovviamente questa desinenza non vale per l’ultimo aggettivo elencato nella frase che però varia a seconda dell’esigenza della frase e si coniuga adeguatamente.
Nel caso invece di un aggettivo in -na な, la forma non cambia ma si aggiunge semplicemente -De で a tutti gli aggettivi elencati tranne l’ultimo che anche in questo caso varia a seconda dell’esigenza della frase e si coniuga adeguatamente.
Facciamo ora qualche esempio per chiarire queste due regole:

やすくておいしいレストラン
Yasukute oishii resutoran
Un ristorante economico e buono

(I due aggettivi sono in -i い. Qui il valore dell’aggettivo è attributivo quindi non si coniuga. Il primo termina con te mentre il secondo e ultimo no)

しずかできれいなにわ
Shizukade kireina niwa
Un giardino bello e tranquillo

(I due aggettivi sono in -na な. Il primo è accompagnato dalla desinenza -de で mentre il secondo no. Poichè inoltre sono in valore attributivo accompagnano il sostantivo che qualificano senza essere coniugati)

Ora però proviamo ad unire in una frase un aggettivo in -i い e uno in -na な con due esempi:

ひろくてしずかなにわ
Hirokute shizukana niwa
Un parco ampio e tranquillo

(Qui il primo aggettivo è in -i い quindi è accompagnato dalla desinenza -te てmentre il secondo in -na な rimane invariato)

しんせつでつよいおとこ
Shinsetsude tsuyoi otoko
Un uomo forte e gentile

(Il primo aggettivo è in -na な perciò accompagnato da -de で mentre il secondo in -i い rimane invariato)


Giapponese (lezione 27): Comparazione tra due elementi (parte 1)
Riprendiamo l’argomento trattato nella lezione 24, riguardo i gradi dell’aggettivo e proviamo d’ora in poi per alcune delle prossime lezioni ad approfondire meglio questo concetto di comparazione tra elementi all’interno della frase, studiandone le varie e particolari sfumature.
Partiamo con il comparativo di maggioranza/minoranza.
Se ben ricordate il costrutto era:

Nome 1 + Wa は + Nome 2 + Yori より + Predicato

Questo costrutto si usa quando chi parla vuole paragonare la qualità o lo stato di due elementi all’interno di un frase.
Nome 1 è il tema della frase, cioè il primo termine di paragone ed è accompagnato dalla particella Wa は .
A seguire c’è Nome 2, il secondo termine di paragone accompagnato da Yori より. Alla fine poi il predicato.

Vi faccio un semplice esempio in italiano per comprendere gli elementi all’interno di una frase dove avviene la comparazione.

Quel ragazzo è più alto di te.

Quel ragazzo: primo termine di paragone
E’ alto: predicato
Più di… : indicato dalla particella “Yori” より che introduce il secondo termine di paragone
Te: secondo termine di paragone.

Seguendo il costrutto giapponese la frase dovrebbe essere così impostata:

Quel ragazzo + Wa は + Te + Yori より+ Predicato

Quindi

あのかれはあなたよりたかいです
Ano kare wa anata yori takai desu

Facciamo ancora qualche esempio:

まりこ-さんはちやこ-さんよりかわいいです
Mariko-san wa Chiyako-san yori kawaii desu
Mariko è più carina di Chiyako

きょうはきのうよりあつかったです
Kyou wa kinou yori atsuikatta desu
Oggi fa più caldo di ieri (lett. “Oggi è più caldo di ieri”)

O ancora


京都市は東京よりちいさいまちです
Kyoto wa Tokyo yori chiisai machi desu
Kyoto è una città più piccola (rispetto a) di Tokyo.

Ovviamente possiamo arricchire questo costrutto, quindi la comparazione, aggiungendo avverbi o sostantivi qualificativi che in italiano poi vengono tradotti come semplici aggettivi.
La loro posizione nella frase è subito dopo la particella “Yori” より.
Ad esempio:

わたしはあたしのおねえちゃんよりはやくおきます
Watashi wa atashi no oneechan yori hayaku okimasu
Io mi alzo prima di mia sorella

たろ-さんはゆう-さんよりたくさんみずほのみます
Taro-san wa Yuu-san yori takusan mizu wo nomimasu
Taro beve più acqua di Yuu.

あなたはかれよりうそつきです
Anata wa kare yori usotsuki desu
Tu sei più bugiardo di lui.

Normalmente, dovete sapere che la costruzione comparativa Nome 1 + Wa は + Nome 2 + Yori より … non viene usata al negativo. E’ molto raro trovare un’espressione comparativa al negativo, tuttavia quando abbiamo un verbo al negativo, si utilizza la costruzione compativa di uguaglianza al negativo:

Nome 1 + Wa は + Nome 2 + Hodo ほど+ Predicato al negativo

Vi faccio un esempio:

あのかのじょはあなたほどかわいいくありません
Ano kanojo wa anata hodo kawaiikuarimasen
Quella ragazza non è così carina come te.

E’ un modo per comparare due elementi al negativo. Approfondiremo meglio questo concetto nella prossima lezione.


Imparare il Giapponese con gli Anime - Lezione 1
Il miglior modo per imparare una lingua è attraverso la pratica e il continuo esercizio.
Studiare la grammatica è molto importante se non basilare per apprendere una nuova lingua ma questo compito viene facilitato se allo studio della grammatica viene associata anche la pratica e l’esercizio.

Per questo motivo oggi vi propongo una nuova iniziativa che mette insieme tutte queste cose: avvalendoci della grande passione che io insieme a molti altri, ho per gli anime, i dorama e i manga, proveremo ad usare i nostri personaggi preferiti per imparare più velocemente il giapponese. Come? Semplice.

Quello che vi viene proposto sono dei video di alcune scene di anime famosi con sottotitoli in romaji che mostrano effettivamente cosa i personaggi dicono.
Tra una scena e l’altra, in momenti di pausa vengono tradotte le battute pronunciate e vengono spiegate le sfumature, le regole di grammatica e altri approfondimenti. In questo modo, studiare il giapponese sarà più facile e il supporto del video dei nostri personaggi preferiti, aiuterà chiunque a memorizzare più velocemente le parole e i modi di dire.

Guardate questo primo video. La nostra prima eroina è Sakura Kinomoto di Card Captor Sakura

Qua il video

Il realizzarlo è un processo un pò lungo e dispendioso ma sono felice di farlo e sarà mio impegno pubblicare altri video sempre a scadenze regolari. Ovviamente per farlo avrò bisogno del vostro sostegno e del vostro supporto, cosa che potete darmi semplicemente seguendo il sito, e visitando anche il canale di Youtube associato.
Li potrete commentare, dire la vostra opinione, cosa vi piacerebbe imparare e quali anime e personaggi vorreste vedere nei prossimi video.
Naturalmente se volete essere sempre aggiornati con le ultime novità del sito e sapere quando vengono pubblicati i prossimi video potete iscrivervi alla newsletter.


Imparare il Giapponese con gli Anime - Lezione 2
Ed ecco a voi il terzo video di questa rubrica.

Qui il video

In questo video, i protagonisti che ci accompagnano nello studio della lingua giapponese sono Daisuke Niwa e Riku Harada
L’anime in questione è Dn Angel e le scene sono tratte dall’episodio 20.

Argomento principale del video sono: tempo presente progressivo, forma in -te del verbo + iru, numerazione da 1 a 10 e traduzione di una frase più complessa (temporale e causale)

Le scritte in giapponese sono scritte usando i soli due sillabari per permettere a tutti di potersi esercitare a comprendere sia gli hiragana che katakana. Per il momento i kanji non saranno inseriti a meno che non sia necessario per maggiore chiarezza: questo perchè non tutti li conoscono e non tutti hanno la giusta familiarità nel comprenderli e leggerli.
Al contrario leggere Hiragana e Katakana può essere facilmente alla portata di tutti coloro che li hanno memorizzati e già imparati; perciò sono presenti nel video per permettere a tutti di esercitarsi, comprendere meglio e avvicinarsi poco per volta alla lingua.

(Questi video sono adatti alla comprensione della struttura grammaticale della lingua giapponese e dei due basilari sillabari grazie all’ausilio di alcune scene anime che ne semplificano l’apprendimento. Studieremo in futuro separatamente i kanji avvalendoci di altri tipi di video, con strutture, video e modalità differenti)

Buona visione a tutti e buono studio!


Imparare il Giapponese con gli Anime - Lezione 3
Ed ecco qui il quarto video della rubrica Imparare il Giapponese con gli Anime.

Qua il video

In questo video, i protagonisti che ci accompagneranno nello studio della lingua giapponese sono Akitsuki Yamato e Asahina Suzuka (anche se quest’ultima non proferisce parola! :P)

L’anime in questione è Suzuka e le scene sono tratte dall’episodio 1.

Argomento principale del video: differenza tra nande e nanda, approfondimento dell’espressione “nda” come contrazione di “no da” o “no desu” e differenza tra akeru e aku.
Inoltre viene mostrata uno dei modi per scusarsi in giapponese.

(Le scritte in giapponese sono scritte usando i soli due sillabari per permettere a tutti di potersi esercitare a comprendere sia gli hiragana che katakana. I kanji verranno inseriti in futuro separatamente in video di altro genere e livello)

Spero che anche questo video possa essere utile!

Commentate e ditemi la vostra seguendomi sul mio canale di Youtube!!!

P.S.= ci tengo inoltre a ringraziare Kazeatari-kun (Nii-Nii Sensei) per tutti i chiarimenti che mi ha dato per questa occasione e i dubbi che mi ha tolto. Grazie!!


Imparare il Giapponese con gli Anime - Lezione 4
Qua il video

In questo video, i protagonisti che ci accompagneranno nello studio della lingua giapponese sono Maron, Chiaki e Miyako

L’anime in questione è Kamikaze Kaitou Jeanne

Argomento principale del video: Presentazioni, chiedere “di che colore è”, differenza tra wa e ga e altre domande e affermazioni brevi.

(Le scritte in giapponese sono scritte usando i soli due sillabari per permettere a tutti di potersi esercitare e comprendere sia gli hiragana che katakana. I kanji verranno inseriti in futuro quando i video saranno di maggiore livello)

Spero che anche questo video possa essere utile!
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Imparare il Giapponese con gli Anime – Lezione 5
Qua il video

In questo video, il protagonista che ci accompagne nello studio della lingua giapponese è Naruto

L’anime in questione è Naruto Shippuden

Argomento principale del video: saluti, espressioni come “Hisashiburi”, espressione contratta di ” De wa” e ‘nda”, passato dei verbi

(Le scritte in giapponese sono scritte usando i soli due sillabari per permettere a tutti di potersi esercitare e comprendere sia gli hiragana che katakana. I kanji verranno inseriti in futuro quando i video saranno di maggiore livello)

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Imparare il Giapponese con gli Anime – Lezione 6
Qua il video

In questo video, i protagonisti che ci accompagneranno nello studio della lingua giapponese sono: Sawako Kuronuma, Shouta Kazehaya, Chizu-chan e Ayane-chan

L’anime in questione è Kimi ni Todoke

Argomento principale del video: Argomento principale del video: fare inviti, chiamare e rispondere al telefono, proposizioni ipotetiche, auguri di compleanno.

(Le scritte in giapponese sono scritte usando i soli due sillabari per permettere a tutti di potersi esercitare e comprendere sia gli hiragana che katakana. I kanji verranno inseriti in futuro quando i video saranno di maggiore livello)

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0 replies since 27/11/2011, 08:42   1573 views
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